Storia della Chiesa di San Paolo di Sorrento
Se si dovesse giudicare la chiesa di San Paolo a Sorrento dal suo aspetto esteriore e da alcune delle opere d’ arte in essa custodite, si direbbe che si tratta di un edificio di culto di epoca settecentesca.
Viceversa si tratta di un edificio di culto annesso all’ omonimo monastero benedettino le cui origini risalgono addirittura alla fine del IX secolo.
Le prime notizie certe fanno ritenere che l’ intero complesso già esistesse nell’ 872, tuttavia – in assenza di prove concrete – è questo l’ anno che viene indicato per stabilire l’ epoca della sua fondazione.
Così come per la stragrande maggioranza delle chiese locali, però, anche nel caso della Chiesa di San Paolo di Sorrento, i lavori di restauro, quelli che hanno comportato modifiche e le continue innovazioni che si sono susseguite nel corso dei secoli hanno di fatto “cancellato” quasi completamente le impronte di epoche antecedenti a quelle caratterizzate dall’ uso dello stile barocco.
Tuttavia, nel caso specifico, ci sono tutti gli elementi per comprendere quali siano le ragioni e le cause che hanno provocato la radicale trasformazione ed hanno determinato il suo attuale aspetto.
Una serie di spaventosi terremoti succedutisi nell’ arco di un paio di anni alla fine del Seicento causarono lesioni gravissime tanto al fabbricato del monastero, quanto alla stessa Chiesa di San Paolo.
In particolare, alle scosse sismiche del 1687 seguirono quelle del 1688 che procurarono danni quasi irreversibili e, comunque, tali da richiedere una drastica opera di ricostruzione.
Per effetto delle scosse telluriche che devastarono varie zone di Sorrento e che rasero quasi al suolo il tempio cristiano dedicato a San Paolo si resero indispensabili lavori che, di fatto, cancellarono definitivamente ogni traccia del suo aspetto originario.
Come è ricordato nel libricino intitolato “Undici secoli di vita monastica – Il monastero di San Paolo a Sorrento 872-1972”, pubblicato a cura delle monache benedettine che hanno abitato il monastero e curato la Chiesa fino quasi alla fine del ‘900 – “con gli anni forse le condizioni del luogo sacro peggiorarono, e nel 1729 era già quasi finita una nuova chiesa “fabbricata dai fondamenti” – come dicono le monache in un documento alla Santa Sede – sul luogo della precedente: una chiesa, quella attuale, ch’ è un piccolo gioiello d’ arte settecentesca”.
Quella che si può ammirare oggi, dunque, è una chiesa completamente diversa da quella edificata nel IX secolo e probabilmente modificata nel corso degli anni.
Di fatto le opere di ricostruzione, sebbene massicce non sono mai state definitivamente completate così come si può dedurre dalla facciata della Chiesa che risulta incompleta nella parte superiore.
Tanto la storia di questo edificio di culto quanto quella del Monastero di San Paolo a Sorrento risultano essere particolarmente travagliate e la loro stessa esistenza è stata più volte in pericolo.
In seguito agli effetti delle riforme imposte dal Concilio di Trento (che imposero una drastica riduzione dei ritiri monastici) , infatti, l’ intero complesso monastico sorrentino riuscì a scampare – alla fine del XVI secolo – alla soppressione grazie all’ accorpamento con l’ ormai scomparso Monastero di San Giovanni Crisostomo di Sorrento (dal quale era separato solo da un muro), anch’ esso particolarmente antico (e probabilmente di origini bizantine, come si può dedurre dalla sua dedica ad un Santo che ha goduto e gode di grande venerazione tra i cristiani d’ oriente).
Lo stesso fenomeno si verificò circa due secoli dopo quando – agli inizi dell’ Ottocento – il Monastero di San Paolo riuscì nuovamente a sventare il rischio della soppressione che correva, questa volta, per effetto delle disposizioni “napoleoniche”.
Nel 1810, infatti, il Re Gioacchino Murat, succeduto a Giuseppe Napoleone, decretò la chiusura di tutti i conventi che avessero meno di dodici professe.
In questo caso, la soppressione fu sventata grazie all’ intervento dell’ Arcivescovo di Sorrento – che, a quel tempo era Monsignor Vincenzo Calà – il quale stabilì l’ accorpamento con il più distante Monastero della Trinità di Sorrento che pure era più consistentemente abitato.
Il rischio di chiusura, però, era tutt’altro che scongiurato.
Dopo l’ annessione delle Provincie napoletane al regno d’ Italia nel 1860 venne la soppressione dei monasteri e degli ordini religiosi e l’ incameramento di tutti i loro beni. Il monastero di S. Paolo, che alla data di promulgazione della legge, nel febbraio 1861 contava ancora diciannove monache di coro e altrettante sorelle converse, perdeva così le proprietà e le rendite.
Circa quarant’ anni dopo tanto la chiesa quanto il monastero furono, ancora una volta, vittime degli effetti di calamità naturali quando nel 1904 un ciclone (che distrusse anche parte della facciata della Cattedrale di Sorrento) procurò loro gravi danni.
Tanto gravi che le monache furono costrette a trasferirsi nel Convento di Santa Maria delle Grazie di Sorrento.
Ma non fu l’ unica sciagura che, in quegli anni, colpì la comunità religiosa benedettina.
Nel 1905, infatti, il Comune di Sorrento accettò dal Governo la cessione dell’ “Ex monastero di San Paolo” per trasformare il giardino in Piazza e mettervi – a poca distanza dalla casa dove nacque – la statua di Torquato Tasso, decretata nel 1808, ma poi sistemata, molto tempo dopo, in Piazza Tasso.
A soli due annidi distanza, però, nel 1907, il Consiglio Comunale di Sorrento deliberò di lasciare alle monache superstiti riconosciute dallo Stato, durante la loro vita il diritto di abitazione nei locali adiacenti alla chiesa, nello stato in cui si trovavano e con l’ obbligo di provvedere alla loro manutenzione.
Negli anni seguenti le monache persero definitivamente il giardino del convento – che fu trasformato nella attuale Piazza della Vittoria – e buona parte dell’ immobile che anticamente ospitava il Convento di San Giovanni Crisostomo (quasi in corrispondenza del luogo dove oggi sorge la Scuola Vittorio Veneto di Sorrento).
Tornate materialmente a “casa loro” nel 1912, le suore, sempre meno numerose, hanno affrontato anni difficili per quasi vent’ anni.
I definitivi colpi di grazia, però sono giunti alla fine del XX secolo.
I terremoti che si sono susseguiti tra il 1980 ed il 1981, infatti, hanno fortemente compromesso la staticità della Chiesa che è rimasta chiusa per quasi un ventennio.
Poco prima dell’ inizio del III millennio, infine, il Monastero – ormai abitato da poche monache – ha definitivamente chiuso i battenti e l’ immobile, acquistato dalla provincia di Napoli, è stato adibito a sede dell’ ITC “San Paolo”.
Fabrizio Guastafierro