Il Falco Pellegrino della Penisola Sorrentina
Tra le mille bellezze naturali che caratterizzano e rendono unica l’ intera Penisola sorrentina, ce ne sono alcune che riguardano anche il mondo della fauna.
Pochi sanno, infatti, che nelle zone più alte della Terra delle Sirene, non è difficile imbattersi in varie specie di falco. Prima tra tutte quella del cosiddetto “Falco Pellegrino” (scientificamente conosciuto con il nome di “falco pellegrinus), cui si aggiunge anche quella del Gheppio (conosciuto, invece, come “Falco tinnunculus”).
In realtà gli esemplari che si possono ammirare, ancora oggi, rappresentano una minima parte delle foltissime colonie che all’ inizio del XIII secolo appassionarono l’ Imperatore Federico II e legarono il suo nome a Sorrento e, in particolare ad una famiglia nobile sorrentina: quella, per l’ appunto dei Vulcano di Sorrento.
Non a caso, infatti, quest’ ultimo – profondo conoscitore del mondo dei volatili al punto di scrivere il “De arte venandi cum avibus” (“L’ arte di cacciare con gli uccelli”), considerato come la prima opera scientifica sugli uccelli – nominò Adenulfo Vulcano (appartenente, per l’ appunto, alla famiglia nobile locale dei Vulcano) come suo falconiere personale per l’ indiscussa dimestichezza che il sorrentino aveva acquisito proprio lungo le coste dove era cresciuto.
Curiosità storiche a parte, in ogni caso, la presenza dei falchi testimonia anche l’ ottima qualità dell’ aria che la penisola Sorrentina può vantare.
I falchi pellegrini che nidificano e depongono le loro uova sulle terrazze naturali o nelle cavità rocciose della Terra delle Sirene riescono ad allevare fino a due o tre piccoli alla volta. Ciò è dovuto ad un livello di inquinamento ambientale particolarmente basso ed a condizioni generali ottimali tra le quali il mancato abuso di pesticidi e fitofarmaci.
Implicitamente, dunque, oltre alla testimonianza della ottima qualità dell’ aria, si può avere anche la certezza della correttezza che caratterizza la cura delle coltivazioni locali.
Ad incantare qualsiasi spettatore che abbia l’ occasione di poter ammirare il falco pellegrino in volo sono le sue picchiate.
Queste, solitamente, sono precedute da grida di minaccia e da un rituale che gli appassionati qualificano come il “volo dello Spirito Santo”.
In questa fase il falco sembra essere capace di immobilizzarsi nell’ aria con le ali, apparentemente, ferme. Una condizione, quest’ ultima che consente ai velocissimi rapaci di individuare le prede destinate ad essere catturate, per l’ appunto, al termine di inesorabili picchiate.
Cacciatori terribili, i falchi pellegrini sono soliti concentrare le loro attenzioni su insetti, piccoli mammiferi o lucertole, ma trovano nei Corvi Imperiali (che pure sono numerosi in Costiera) le loro prede preferite.
Fabrizio Guastafierro