Come si presenta il santuario del Carmine di Sorrento
La descrizione della Chiesa di Sorrento dedicata alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo è magnificamente descritta in un opuscoletto (ormai introvabile), intitolato, per l’ appunto “Chiesa del Carmine di Sorrento” che fu fatto stampare nel 1971 dai padri carmelitani cui è affidata la custodia dell’ edificio di culto sorrentino.
In esso, tra l’ altro, si legge: “Sullo sfondo sormontante l’ altare di marmo, fu costruito un Cappellone, che accolse un bel quadro, copia della venerata effigie della Vergine Bruna di Napoli. La immagine, dipinta ad olio su di una tavola di legno, raffigura la SS.ma Vergine, che avvolta in un verde manto stringe al seno il S. Bambino, mentre questi le accarezza il mento, poggiando il piedino sul braccio e, volgendo avanti lo sguardo, tocca col suo faccino le gote della beata Madre. Due angioletti alati di mirabile fattura reggono la corona, che copre il capo della Vergine.
Ancora oggi è sistemata in una cornice abbellita con fregi, sormontata da una grande raggiera di legno dorato. Il tutto poggia su di una base affiancata da due grandi angeli che sorreggono una fiaccola.
Il pavimento fu coperto con ricche mattonella maiolicate e a disegni geometrici.
In seguito, su di esso furono sistemate le epigrafi sepolcrali con gli stemmi delle antiche famiglie nobili Falangola, Correale, Amalfi e Viscini, che avevano il diritto di patronato anche sui sepolcri sottostanti e le cappelle corrispondenti. La più antica epigrafe risale al 1633; sita ai piedi dell’ altare dell’ Addolorata, copre il sepolcro di un certo Pompeo, patrizio della nobile famiglia Vulcano.
Lungo la navata unica furono collocati 6 altarini di legno artisticamente dipinti. Di questi 5 appartenevano a famiglie private, uno (quello di S. Gennaro) alla Chiesa.
Ad un lato della facciata della Chiesa, fu costruito un campanile, che troviamo espressamente ricordato nell’ assedio sostenuto dai Sorrentini nel 1648. Infatti dalla storia cittadina sappiamo che: «Nel 1648 (25 gennaio), il convento del Carmine, attiguo alla Chiesa diventa quartiere generale del genovese Giovanni Grillo, nominato governatore delle armi di Piano, Castellammare ecc. dal Duca di Guisa, che voleva sottrarre Sorrento al Re di Spagna… Don Alfonso Filomarino, maestro di campo, inviato dal Vicerè di Napoli a difendere la Città, fece diroccare a colpi di cannone il campanile del Carmine, dove i nemici si erano insediati per molestare le opere di difesa che i sorrentini allestivano davanti al fossato di Porta. In altre scaramucce, anche il convento dei Carmelitani «fu rovinato dal cannone» e i ribelli dovettero abbandonarlo, lasciando in mano ai sorrentini diversi cannoni, fucili, picche e danaro».
(Nel 1685, i pittori Orazio e Nicola Malinconico ritraggono l’ immagine dei SS. Martiri ispirandosi alla copia conservata nella Chiesa del Carmine, per la grande tela del soffitto della Cattedrale).
E’ del 1710 la tela dipinta sotto il soffitto del Carmine dal pittore Onofrio Avellino. Essa rappresenta la Madonna, attorniata da Santi, mentre porge lo Scapolare a S. Simone. Si pensa che anche le tele degli altarini, del presbiterio e dell’ abside siano opere di pittori della Scuola Napoletana della stessa epoca.
Sul presbiterio le 4 tele rappresentano:
da sinistra: la Presentazione di Maria SS.ma al tempio – Maria bambina con S. Anna – l’ Annunciazione e l’ Assunzione della Vergine al cielo.
Sul transetto le due grandi tele riportano l’ adorazione a Gesù Bambino dei Re Magi e dei pastori (Cingeri. – 1758).
Sugli altarini vi sono le tele di:
1) S. Teresa che riceve una collana dalla Madonna;
2) S. Maria Maddalena (con S. Andrea Corsini) e la Madonna, che le porge il velo, simbolo della Purità;
3) Maria SS. ma Addolorata ai piedi della Croce con S. Angelo martire carmelitano e S. Francesco di Paola.
Ai lati dell’ ingresso (dove c’erano due altarini fino a1 1879) vi è, a destra una tela raffigurante la Madonna col S. Bambino e S. Alberto di Sicilia con S. Domenico, sotto il quadro, un’ epigrafe sepolcrale di Nicola Falangola (1698), a sinistra un artistico quadro con cornici dorate, che custodisce antichissimi reliquarii del Seicento (Vincenzo Dato – 1613). Fu restaurato ed abbellito dal Can. Saverio Amalfi, che compilò anche l’ epigrafe sepolcrale per il fratello Vincenzo (attualmente è murata al posto dell’ altarino soppresso).
Nel 1744, i Carmelitani fecero costruire sotto l’ arco trionfale due artistiche balaustre con marmi traforati, congiunte (1941) da un artistico cancelletto di ottone dorato finemente cesellato (dono del Sig. Enrico Gargiulo).
Sulla parete destra del presbiterio (dove si trova ancora oggi) fu collocato un bellissimo pannello di marmo (sec. XVI) con custodia, che serviva per conservare gli Olii degli infermi”.
Più recentemente, anche l’ avvocato Antonino Cuomo ha curato la pubblicazione di un altro interessante opuscoletto – intitolato “Il Santuario della Madonna del Carmine di Sorrento” – che oltre a contenere ulteriori informazioni di dettaglio è impreziosito da molte foto.
Fabrizio Guastafierro