Chi erano Alfredo e Pompeo Correale
Alfredo e Pompeo Correale furono gli ultimi discendenti maschi di una nobile famiglia Sorrentina.
Nati dal conte di Terranova Francesco Maria (che, nel 1861, fu anche senatore dell’ appena costituito Regno d’ Italia) e da Maria Clelia Colonna di Stigliano – appartenente alla omonima famiglia principesca – i due gentiluomini vissero negli ambienti dell’ aristocrazia napoletana e, anche per questa ragione, ricevettero un’ accuratissima educazione.
Tra le materie oggetto dei loro studi, ad esempio, figurano l’ italiano, il francese, l’ inglese, oltre che il “carattere” (comportamento), le materie giuridiche, la matematica, la fisica, la scherma ed il disegno.
E fu, probabilmente, anche grazie a maestri come Duclère e Giacinto Gigante – che si dedicarono, in particolare, all’ istruzione di Pompeo – che si rafforzò quella sensibilità artistica che portò i fratelli Correale a divenire collezionisti ed a maturare l’ idea di allestire un Museo.
Pur conducendo una vita relativamente sobria, Alfredo e Pompeo Correale non solo ebbero modo di frequentare la corte borbonica (prima dell’ annessione del Regno delle due Sicilie allo stato italiano) ma, tra il 1858 ed il 1868, si concedettero anche i piaceri che il “Grand Tour degli Italiani” procurava lungo le più belle località d’ Europa.
Tra i due, sebbene più piccolo d’ età, Pompeo fu quello che maggiormente partecipò alla vita pubblica sorrentina (fu, tra l’ altro consigliere comunale nel 1888, Presidente del locale Conservatorio di Santa Maria della Pietà di Sorrento, nel 1894, e fece parte del comitato per le celebrazioni del terzo centenario della morte di Torquato Tasso) e fu anche quello che, nel manifestare una discreta vocazione artistica, si cimentò con la produzione dilettantistica di acquerelli ispirati ai dettami della Scuola di Posillipo.
La passione per la conservazione delle raccolte d’ arte, in ogni caso, accomunò i due fratelli nei loro ultimi anni di vita, così come la creazione di un museo da “regalare” alla Città di Sorrento fu un vero e proprio progetto comune.
Agli oggetti d’ arte, ai mobili e ai dipinti di famiglia, aggiunsero le collezioni che, con pazienza e non senza significativi esborsi economici, erano riusciti a mettere da parte.
La prova di questa superlativa forma di mecenatismo diventò ufficiale, quando scomparso prima Pompeo Correale (verso la fine del 1900) e, poi, Alfredo Correale (verso la fine del 1902) si diede lettura dei rispettivi testamenti.
Le loro ultime volontà erano inequivocabili: Sorrento – sia pure tramite un apposito Ente morale – non solo poteva disporre di collezioni destinate a dar vita al “museo di provincia più bello d’ Italia”, ma anche di un patrimonio immobiliare destinato a garantirne l’ autonomia economica.
Fabrizio Guastafierro