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4) Sorrento gli edifici del XII secolo

1.3  Altre testimonianze del XII secolo
Di altri edifici inquadrabili nel XII secolo, restano soltanto i portali, di cui uno solo completo, mentre altri sono frammentari e versano in evidente stato di abbandono. Sono del tipo ad arco, a conci radiali, contornato da una ghiera e rialzato. Il primo, al n. 15 di via S. Cesareo, poggia su piedritti costituiti da due soglie in marmo di epoca romana nelle quali, fino a poco tempo fa, si vedevano i fori dei cardini, ora cancellati da un pessimo restauro con intonaco (Foto 1). Anche le cornici all’imposta dell’arco sembrano essere di spoglio; la ghiera di coronamento, in tufo scolpito, presenta ancora il rilievo decorativo originale che è però poco leggibile, pur se lascia intravedere una decorazione di tipo vegetale a tralci(7) (Foto 2). Del secondo portale a via delle Grazie, all’incrocio con via P.R. Giuliani, resta soltanto una parte dell’arco poggiato su piedritto in muratura, con elemento di marmo all’imposta (Foto 34; 35). Il terzo portale, anch’esso frammentario, costituisce uno splendido esempio di questa tipologia di archi. E’ stato scoperto in via P. R. Giuliani n. 40, da circa una quindicina d’anni, rimuovendo l’intonaco, ma purtroppo l’arco, è interrotto da un piccolo balconcino nella parte centrale (Foto 46). Questo è rialzato come negli altri due casi ed è costituito da una larga fascia di conci radiali contornati da una ghiera scolpita a rilievo, costituita da girali di foglie(8) (Foto 47). A questi esempi dobbiamo aggiungere due finestre superstiti alle trasformazioni del tessuto urbano, tra cui una bifora medievale in via delle Grazie, che conserva traccia della ghiera a doppia fila di dentelli(9) (Fig.2 e Foto 36) e una finestra con motivi a losanghe, forse più arcaica, all’interno del centro storico di Sorrento, emersa durante alcuni lavori di ristrutturazione dell’ edificio a via S. Cesareo, nei pressi della chiesa dell’Annunziata(10) (Foto 9; 10). Il disegno si avvicina sensibilmente a quello di Palazzo Veniero, anche se  non presenta la stessa eleganza e purtroppo anche in questo caso, l’arco è interrotto da un balconcino del piano superiore, costruito solo in epoca moderna. Il portale del palazzo è posteriore alla finestra, ma compreso nella seconda metà del XV secolo. Ricalca, infatti, i moduli dell’architettura tardo-catalana con arco depresso e doppia cornice in rilievo(11) che scende alla base dei piedritti. A questi esempi, se ne aggiungono altri, ispirati al medesimo gusto cromatico, ma sono sempre elementi isolati, come la lunetta del portale della chiesa di S. Antonino e i fornici delle finestre della stessa chiesa. Ma del cosiddetto stile romanico campano vi è anche il campanile dell’attuale cattedrale,(12) che sebbene rientri nell’ambito dell’ edilizia religiosa, mostra in alcuni suoi elementi, anche se appaiono in uno stato di grave fatiscenza, similitudini con il Palazzo Veniero. Tra questi, degna di nota è la decorazione musiva sulle cornici del marcapiano del terzo ordine, con motivi a losanghe di tasselli di tufo e calcare, molto simili dal punto di vista geometrico, proprio ai tufelli grigi e gialli della facciata del Palazzo sito in via Pietà, a testimonianza della continuità operativa delle maestranze campane. La consuetudine di decorare le cornici, le lesene, la stessa muratura con fasce policrome, risale infatti, proprio all’XI-XII secolo. Tali fasce prendono il posto delle membrature architettoniche e la policromia era ottenuta con il solo materiale di costruzione(13). Solitamente questi motivi risalgono a maestranze arabe localizzate prima in Sicilia e poi in Italia meridionale, dopo il crollo della monarchia normanna. Ma secondo il Bottari,(14) sembra che in Sicilia un’identica decorazione si avesse più tardi, non prima del Duomo e del chiostro di Monreale (sec.XII), mentre sappiamo che esempi più antichi sono il Palazzo Veniero, il Duomo di Ravello e il Duomo di Amalfi. Molto probabile che, secondo il Bottari, la Campania sia stata il centro propulsore di queste maestranze, o che in ogni caso abbia giocato un ruolo di primissimo piano nel panorama artistico di questo periodo(15). Pertanto è ipotizzabile che il campanile della cattedrale esistesse già nel periodo ducale, tra l’XI e il XII secolo.
Note:
7 M. Russo
, Sorrento. Edifici pubblici,  case private e” tabernae”, in “Pompei, il Vesuvio e la Penisola Sorrentina”, Roma, MMCMXCIX,  pagg. 115-116.
8 Per la decorazione, cfr. D’Onofrio-Pace, Italia Romanica, la Campania, Sesto S. Giovanni, 1981, pag. 96.
9 R. Pane, op. cit., pag. 23.
10 M. Russo, Sorrento. Edifici pubblici, cit., pag. 118.
11 Per l’architettura catalana cfr. A. Venditti, Presenze ed influenze catalane nell’architettura del regno d’Aragona, in “Napoli Nobilissima”, vol. XIII fasc. I, Napoli 1974, pag. 21.
12 P. Ferraiuolo, Chiese e Monasteri di Sorrento: cenni storici ed artistici. Napoli, 1974 pagg. 29-30.
13 S. Bottari, op. cit., pag. 9
14 S. Bottari, op. cit., pag. 11 e ss.
15 S. Bottari, op. cit., pag.20-21 e 23.

© Testo integralmente tratto dalla Tesi di Laurea intitolata “L’EDILIZIA CIVILE A SORRENTO”, discussa dal Dott. Paolo Ziino, nell’ anno accademico 2000/2001 presso la Facoltà di Lettere dell’ Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli (Corso di laurea in conservazione dei beni culturali). Relatore Prof. Francesco Divenuto.
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