8) I Sedili nobiliari di Sorrento
2.3.1 Sedile di Porta
Originariamente Sorrento aveva un unico sedile, quello di Porta, in parte ancora conservato, ma reso irriconoscibile dalle moderne costruzioni e rispondente a quello sul cui frontone si trova attualmente si trova l’orologio pubblico (Foto 109). Scampato miracolosamente ai bombardamenti del 1799 del generale Zarazin e a quelli successivi del 1840, fu sede del governatorato dove i patrizi si riunivano. Solo in seguito, a causa di continue lotte tra nobili, si pensa che fu creato l’ altro sedile, detto di Dominova, anche se ora tale ipotesi sembra poco veritiera(22). Proprio secondo l’uso dei tempi antichi, il primo sedile era posto accanto alla porta principale della città, la “Porta del Piano”, luogo in cui sorgeva il Castello di Sorrento; solo successivamente, con la soppressione della Porta nel 1866 per ampliare l’antistante Piazza Tasso e costruire il corso principale, il sedile venne spostato e probabilmente ricostruito ex novo poiché, se già esisteva prima del sedile Dominova, le sue forme dovevano essere medievali o tardo-medievali. Fu così arretrato di parecchi metri, nell’angolo dove si apre il decumano maggiore (Via S. Cesareo–via Fuoro)(23). Nel corso dei secoli, esso, oltre ad ordinari lavori di manutenzione, fu sottoposto a vari restauri per consolidarne la struttura dai primi decenni del XVII secolo, fino a tutto il XVIII secolo. Le spese erano sostenute dai nobili ad esso iscritti e da generose donazioni che formavano un “monte” a suo beneficio(24). Con la soppressione dei pubblici sedili, avvenuta durante la rivoluzione del ’99, il sedile ebbe varie destinazioni: ridotto prima a carcere, poi a corpo di guardia per la milizia urbana, fino a diventare, come tutt’oggi, sede di un circolo privato sorrentino(25). Del seggio di Porta, completamente trasformato nell’800, è stato messo in luce il grande fornice su via S. Cesareo, che autorizza a pensare che buona parte dell’edificio sia ancora nascosto dalla radicale trasformazione ottocentesca (Foto 58). Sulla grande arcata polistila a tutto sesto, in piperno, restano ancora visibili i capitelli, in parte scalpellati per farvi aderire la malta ottocentesca, ad ovoli e scanalature in cui le volute ioniche terminano in foglie d’acanto pendule (Foto 59; 60). Questa tipologia, frequente in Campania, trova strettissimi confronti a Sorrento, con i capitelli della quattrocentesca chiesa di Casarlano ed i capitelli del coevo palazzetto di via Galantario(26). Oggi l’unica opportunità di ammirare il sedile com’era nel XVIII secolo, prima delle trasformazioni ottocentesche, ci è data da un dipinto custodito nella chiesa dei Servi di Maria (Fig.7).
Note:
22 Cfr. par. 2.3.2.
23 Sembra che dopo i conflitti angioini-aragonesi, il Castello venisse ampliato e fortificato nel XVI secolo. Cfr. sull’argomento, B. Capasso, op. cit.,,pag. 47 e 50; Sorrento e tasso cit. pag. 6; M. Fasulo, op. cit., pag. 457; P. Aversa, op. cit., pag. 8.
24 La manutenzione ed il consolidamento del sedile, cominciò fin dal 1633 per protrarsi fino al 1680, quando i lavori si interruppero. L’opera riprese sul finire del XVII secolo, quando i nobili riuscirono a reperire faticosamente i fondi necessari per il suo completamento. Ma il cantiere si aprì nuovamente per tutto il XVIII secolo, quando ci si accorse che il sedile necessitava di ulteriori restauri al tetto. Cfr. sull’argomento P. Aversa, op. cit., pagg. 10-21.
25 AA VV., Sorrento e Tasso op. cit., pag. 6.
26 Cfr. par. 2.4.
© Testo integralmente tratto dalla Tesi di Laurea intitolata “L’EDILIZIA CIVILE A SORRENTO”, discussa dal Dott. Paolo Ziino, nell’ anno accademico 2000/2001 presso la Facoltà di Lettere dell’ Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli (Corso di laurea in conservazione dei beni culturali). Relatore Prof. Francesco Divenuto.
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