14) Una testimonianza negli stemmi di marmo di Sorrento
Gli stemmi marmorei riportanti lo scudo sorrentino non sono mai stati tantissimi.
Eppure il loro numero si è ulteriormente assottigliato nel tempo, mentre quelli superstiti hanno spesso girovagato in cerca di una collocazione che potesse considerarsi definitiva.
Furti effettuati probabilmente su commissione, di fatto, hanno spogliato il patrimonio storico della collettività locale per alimentare illeciti traffici antiquari o per arricchire anonime collezioni private.
Tra le razzie che più amaramente si possono considerare “celebri”, ad esempio, si può ricordare quella che ha visto interessata, purtroppo, la fontana dello Schizzariello che fu segnalato – tra l’altro – dalla edizione della Penisola Sorrentina e Capri del quotidiano “Il Golfo” sul numero del 17 settembre 1997, assieme a quelli di altri tre stemmi marmorei gentilizi:
• quello del XVIII secolo ubicato su un palazzo di Vico Sant’Aniello (scomparso tra il 1984 ed il 1985);
• quello dello stemma gentilizio della famiglia Galano (risalente al XVIII secolo) posto sull’ingresso della chiesa di Santa Lucia, rubato il 30 ottobre 1991;
• quello della famiglia Auriemma (risalente ad un epoca compresa tra il XVII ed il XVIII secolo) posto sull’ingresso della chiesa di Santa Maria della Rotonda, rubato il 5 giugno 1993.
Con il ripercorrere le pagine della storia locale a ritroso, l’elenco delle sparizioni più o meno singolari si arricchisce di una miriade di casi analoghi.
Tra gli stemmi Sorrentini di cui si sono perse le tracce figurano:
• quello marmoreo che era stato sistemato dopo l’urbanizzazione avvenuta alla fine dell’800 alla Marina Piccola ed ancora visibile durante il periodo fascista;
• quelli marmorei sicuramente visibili nello stesso “Ventennio” sulla facciata dell’attuale municipio di Sant’Agnello che, all’epoca, invece, era la sede del Comune unico della “Grande Sorrento”;
• quelli marmorei ubicati a fianco dell’antica porta abbattuta nella seconda metà dell’800.
Tra quelli ancora visibili, invece, si possono ammirare quello posizionato davanti alla sede del Circolo dei Sorrentini (fondato nel 1884) e molto meno vistoso dello stemma dipinto sulla sovrastante torre dell’orologio di Piazza Tasso (dove la torre sorse tra il 1870 ed il 1880). Così come è ancora visibile quello posto all’ingresso della sede centrale del Municipio di Piazza Sant’Antonino dove è comparso durante o dopo il periodo fascista dal momento che almeno fino al 1932 non c’era.
Tutti, in ogni caso, sono accomunati da due elementi. In primo luogo, infatti, risulta chiaro ed evidente che tutti raffigurano cinque fusi e non cinque losanghe. Il che rafforza, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, le tesi sostenute precedentemente.
In secondo luogo, invece, va rilevato che, al di là della esatta datazione a cui far risalire la realizzazione di ciascuno di essi, in nessun caso si può risalire ad un’epoca antecedente al XVIII secolo.
Il che contribuisce a stabilire che, a quel tempo lo stemma cittadino era già come quello attuale.
Un ulteriore approfondimento di grandissima importanza, purtroppo, è reso impossibile da un’altra clamorosa sparizione. Sicuramente la più grave tra quelle appena denunziate.
Fino almeno al 23 novembre del 1980 (data dell’indimenticato terremoto del secolo scorso), presso la sede municipale sistemata nell’ex convento dei Teatini, oltre agli affreschi raffiguranti le armi di alcune famiglie nobili locali (anch’essi scomparsi per consentire la realizzazione di ingressi agli uffici dal sapore dichiaratamente tombale) era ben visibile anche uno stemma scolpito su marmo raffigurante le insegne della città.
In mancanza di notizie certe in merito ad un suo più o meno irreversibile danneggiamento, più che di sparizione, forse, sarebbe giusto parlare di furto ad opera di ignoti. Ciò, comunque, senza sottovalutare il fatto che – a meno che non si voglia sostenere la tesi della mancata sorveglianza dell’edificio – il numero dei potenziali responsabili si riduce a quello di coloro che, durante i lavori post-sismici hanno avuto accesso all’immobile.
A prescindere dal valore storico ed eventualmente artistico del reperto, si tratta di un episodio la cui gravità è tanto più significativa, quanto più si considera il fatto che impedisce di acquisire importantissime notizie certe sulla storia della stessa città.
Gli unici elementi sicuri, al riguardo, possono essere dedotti da “Entro la cerchia de le mura antiche” di Antonino Di Leva. Dalla pubblicazione – che peraltro riporta una fotografia dello stemma – si può ricavare che esso era anticamente ubicato sulla porta dedicata a San Baccolo e che la sua reale posizione era identificabile grazie al lavoro di disegnatori e pittori ottocentisti.
Lo stemma fu “spicconato” dalla porta nel 1959, per finire nella sede comunale.
Volendo avanzare qualche ipotesi si può osservare che l’antica collocazione della scultura lascerebbe supporre che essa esistesse almeno dal XVI secolo (epoca in cui fu ristrutturata e restaurata l’intera cinta muraria). La foggia, invece, lascia immaginare un’epoca ancora anteriore. Tuttavia proprio la denunziata sparizione rende azzardata qualsiasi ulteriore congettura.
© Testo integralmente tratto da “Lo stemma della Città di Sorrento, origine e significato, certezze ed ipotesi, note araldiche e cavalleresche” di Fabrizio Guastafierro, pubblicato a Sorrento nel 2005 da Edizioni Gutenberg ’72 Sorrento