Francescani a Sorrento, le origini (2.1)
II.1 Le origini
Dall’ inchiesta promossa sullo stato dei conventi francescani nella penisola italiana promossa nel 1857 da Francesco Gonzaga, generale dell’ ordine, si ricavano le notizie più antiche sul convento di San Francesco a Sorrento: l’ abate Antonino, intorno all’ anno 600, sceglie una grotta sul mare per viverci e farci penitenza; poco lontano pianta una vigna dove edifica una piccola chiesa dedicata a San Martino (1).
Intorno all’ anno 625 (2), morto l’ abate, il senato sorrentino, per evitare la profanazione del luogo, fa costruire nella vigna un bellissimo monastero per le monache benedettine, finanziando le opere dal l’ erario comune. A questo punto il senato pensa alla costruzione di una abitazione per i padri confessori delle monache (3). Il monastero è costruito al di fuori delle mura della città di Sorrento ed è esposto a gravi pericoli, tra i quali quello delle incursioni turche, così sempre il senato sorrentino, decide il trasferimento delle monache in un monastero dentro le mura (4).
Resosi libero il convento, i frati francescani conventuali sono chiamati ad occuparlo. Nel corso del XIV secolo una parte dei frati desidera vivere una vita più rigida: nasce così la corrente riformatrice detta della Regolare Osservanza. Questi frati cominciano ad occupare conventi solitari e poveri (5) e crescono tanto da ottenere dalla Santa Sede un’ organizzazione a parte, con custodie e case di noviziato. La Regolare Osservanza viene promossa in Italia, nella seconda metà del XIV secolo da San Bernardino da Siena che ne dà grande divulgazione (6). É a seguito di questa divulgazione che gli osservanti si stabiliscono anche a Sorrento. Nel 1423 i conventuali si trasferiscono altrove e per volere della regina di Napoli Giovanna II d’Angiò vengono chiamati a Sorrento i frati minori dell’ osservanza. Questi frati trovano un convento che richiede dei restauri e l’ 8 luglio 1447, con la bolla “Cum Proxirnis”, ottengono dal Papa Niccolò V la facoltà di vendere alcuni beni immobili, del convento, per poter riparare il complesso conventuale e per arricchirlo di una biblioteca adeguata (7). In questi anni il convento e la chiesa vivono in un grande splendore, anche perché le sedi monastiche soprattutto quelle dell’ ordine mendicante francescano, rappresentano gli elementi trascinatori della devozione collettiva ed individuale. I sovrani del Regno di Napoli vi sono molto legati. La regina Isabella, moglie di Ferdinando I, dona nel 1463 sei ducati al mese dalle entrate della regia dogana (8) per il vitto dei frati e “per le benemerenze acquisite nell’ assistenza ai poveri” (9) . Nel 1469 lo stesso Ferdinando d’ Aragona concede ai frati la possibilità di potersi servire delle acque delle reali cisterne della città di Sorrento (10). In questi stessi anni soggiorna per due volte San Giacomo delle Marche (11) . Frate Giacomo predica in tutta Italia per ravvivare la fede e la devozione popolare, per combattere l’ eresia e per divulgare la regola francescana dell’ Osservanza, sull’ esempio del proprio maestro Bernardino da Siena.
Egli alloggia a Sorrento una prima volta nel 1454 ed in questa occasione guarisce una quattordicenne sorda, muta e storpia. Due anni prima di morire nel 1474 vi giunge via mare (12) una seconda volta, insieme con Fra Venanzio, suo compagno e biografo e vi rimane per circa un mese per motivi di salute. Nel corso di una predica tenuta il 20 maggio egli compie altri due miracoli e un terzo guarendo un uomo muto e sordo. La predicazione di Fra Giacomo delle Marche, a Sorrento, lascia un segno profondo nella popolazione: subito dopo la sua morte (fine XV secolo), si compiono, in penisola sorrentina, non pochi miracoli in suo nome (13). Nei secoli post-tridentini gli antichi ordini religiosi – benedettino, francescano e domenicano – conservano ancora una grande influenza anche se la loro presenza spesso si confonde con quella degli ordini di nuova fioritura alcuni dei quali – Gesuiti, Teatini, Filippini (14) etc. – di grande ed immediata diffusione ed influenzati (15). In questo periodo i francescani svolgono in penisola sorrentina un ruolo importante: contribuiscono a stabilizzare un insieme di tradizioni “frutto di dieci o più secoli di vita cristiana” che subirà solo molto più tardi, dal XVIII secolo, l’ ondata crescente della “descristianizzazione” (16). Il francescanesimo mostra proprio nei secoli post-tridentini “grande capacità di adesione alla realtà meridionale” (17) e quindi si meridionalizza: mediante la devozione ingenua la pratica della povertà, l’ amore per la natura, l’ assistenza agli infermi e l’ ubbidienza, la regola francescana entra nell’ immaginario della gente. Uno storico del Mezzogiorno moderno sottolinea e sviluppa “l’ inclinazione meridionale a privilegiare rapporti di particolare dimestichezza con il mondo animale e naturale; a vivere le relazioni umane e sociali in termini sentimentali e passionali”; arricchendo cosi la religiosità meridionale e determinando “con grande evidenza il patrimonio delle tradizioni e l’orizzonte della mentalità e dei comportamenti” (18).
Note :
(1) Gonzaga F., De Origine Seraphicae Religionis Franciscanae eiusque progressibus, de Regularis Oservanciae institutione, forma administrationis ac legibus, ex typ. Dominici Basae, Romae 1587, p. 528; Gonzaga è ripreso da L. Wadding, Annales Minorum (ann. 1208 1622), 2a ed. tomo XI p. 361.
Fasulo M., La Penisola Sorrentina, Tip. G. M. Priore, Napoli 1906, p. 27.
(2) Caracciolo A., Dissertazione critico storica circa l’età di S. Antonino Abate, principal protettore della città di Sorrento alla quale si è premessa la vita del detto santo scritta dall’ anonimo sorrentino e data in luce la prima volta dal P. D. Antonio Caracciolo teatino (… ), Napoli 1789, p. 90, ma l’ anonimo sorrentino è databile all’ XI secolo.
(3) Gonzaga, ci t., p. 528.
(4) Ibid., p. 529.
(5) Per i primi secoli di storia dell’ ordine francescano, cfr. G. Miccoli, La storia religiosa, in Storia d’Italia Einaudi, vol. II tomo primo, Torino 1974, in particolare p. 734 e ss.
(6) Enciclopedia Treccani, voce Francescanesimo.
(7) Il testo della bolla è in: Wadding, cit., pp. 606-607; essa è diretta a tre monasteri: Santa Maria la Nova di Napoli, San Francesco di Gaeta, San Francesco di Castellammare di Stabia e a Sorrento, tutti i minori osservanti.
(8) Chiese e monasteri di Sorrento. Cenni storici ed artistici, a cura della Venerabile Congregazione dei Servi di Maria, Sorrento 1974, p. 71.
(9) Archivio Convento San Francesco Sorrento, d’ora in poi: ACSFS, f. 1012.
(10) Gonzaga, cit., 529.
(11) Ibidem.
(12) Candela P.S., S. Giacomo della Marca, Napoli 1972, p. 170.
(13) Le storie dei miracoli, raccolti da fra Venanzio sono del codice vaticano latino 7639 e pubblicati in: P.V.G. Mascia o.f.rn., S. Giacomo della Marca, taumaturgo nel Regno di Napoli, Napoli 1976, pp. 22-23. Per i miracoli a Sorrento: nel 1481 (pp. 54-55), 1483 (P . 66), 1494 (p. 80).
(14) Gesuiti: ordine fondato da Sant’ Ignazio di Loyola nel 1534. Teatini: ordine fondato nel 1524 da Gaetano da Thiene. Filippini: ordine fondato da San Filippo Neri nel 1575.
(15) Galasso G., L’altra Europa, Milano 1982, p. 96.
(16) Ibidem.
(17) Ibid., p. 104.
(18) Ibidem.
© Testo integralmente tratto dalla Tesi di Laurea intitolata “L’ Insediamento dei Francescani e la loro presenza nella Penisola Sorrentina”, discussa dalla Dott.ssa Serafina Fiorentino, nell’ anno accademico 1992/1993 presso la Facoltà di Teologia dell’ Ateneo Romano della Santa Croce (Istituto superiore di Scienze religiose dell’ Apollinare). Relatore Prof. A. Soldatini.
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