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Sant’ Agnello a Guarcino o nel Gargano,il dibattito continua (4)

f) Il santo in Guarcino: verdicità della tradizione
La tradizione secondo la quale Sant’ Agnello soggiornò in Guarcino è stata oggetto di numerose critiche, tuttavia se si ha cura di riordinare le varie notizie, le conclusioni appariranno abbastanza plausibili. Per prima cosa bisogna notare che la tradizione si manifesta attraverso un culto della memoria del Santo, risalente ad epoca molto antica, che ha avuto la sua espressione in costruzioni importanti quali l’ eremo e l’ ospedale che sarebbero inspiegabili senza la presenza del Santo in Guarcino. Siamo cioè di fronte ad una tradizione antica che ha lasciato segni, per cui è ragionevole pensare che essa abbia tratto impulso dall’ effettiva presenza del Santo in Guarcino e che l’ impressione profonda lasciata dalla sua presenza abbia dato luogo ad un culto così radicato. Se si riflette che Agnello non fondò un ordine religioso, i cui membri sarebbero stati portatori del suo culto in luoghi diversi da quelli nei quali soggiornò, si possono considerare plausibili le convinzioni dei Guarcinensi.
La tradizione vuole che Sant’ Agnello venisse da Napoli in Guarcino quando aveva venticinque anni e vi rimase per circa sette anni. Gli storici della vita di Sant’ Agnello hanno in genere trascurato quei fatti che si sono svolti fuori di Napoli mettendo in primo piano le vicende napoletane. Alcuni, però, hanno avuto il merito di prendere in considerazione la tradizione per vedere fino a che punto rispondesse alla realtà. Tra questi va ricordato il Gargiulo(1) il quale si convinse della presenza del Santo in Guarcino. Due cappuccini di Guarcino, inoltre, P. Isidoro(2) e Padre Mariano(3), affrontarono il problema concludendo analogamente per la veridicità della tradizione. Un altro parere autorevole è quello di padre Gioacchino Tagliatatela, napoletano, professore di storia ecclesiastica, il quale dice(4): “Agnello corse tra i monti del Subappennino in una spelonca sopra un altissimo monte nel romitorio che è santuario veneratissimo; al suo nome in Guarcino infatti osservasi l’ eremo di Sant’ Agnello… un’ orrida grotta in Guarcino…”.
Il Ceccacci Casale(5), nella sua storia della vita del cardinale Patrasso, cita la stessa tradizione affermandone la rispondenza alla realtà storica. Alla stessa conclusione giunse il canonico Cherubino Toti, storico di cose ciociare(6) citato dal Creti.
D’ altra parte, tutti gli altri eruditi napoletani che non parlano del soggiorno in Guarcino di Sant’ Agnello ammettono, che per sette anni, il Santo si allontanò da Napoli(7): alcuni accennano che Sant’ Agnello si recò nelle montagne di Subiaco, altri scrivono che si recò nel Sannio e nel Gargano. L’ affermazione secondo cui Agnello si ritirò nei pressi dello speco di Subiaco, ove visse San Benedetto, non è in contrasto con la tradizione in quanto i monti di Guarcino distano poco dai monti di Subiaco; nelle immediate vicinanze di Subiaco, inoltre, non esistono altre grotte, oltre il famoso speco, che accolsero eremiti: queste grotte, invece, sono molto numerose nel territorio di Guarcino. D’ altra parte, qualora Agnello avesse realmente soggiornato nelle vicinanze di Subiaco, sarebbe molto strano che non se ne trovi alcun ricordo nelle cronache dei benedettini.(8) si può perciò pensare che gli storici della vita di Agnello, parlando di Subiaco, abbiano usato il nome di questa località perché celebre e perché poteva servire come punto di riferimento, intendendo in realtà indicare la vicina zona dei monti Ernici.
Le altre notizie che fanno riferimento al Sannio, o, più genericamente, all’ Abruzzo, si possono spiegare con una confusione di località giacchè le terre di Guarcino sono al confine fra il Lazio e l’ Abruzzo e le montagne limitrofe da un lato scendono verso le terre degli ernici e dall’ altro nelle terre dei Sanniti(9). Rimangono infine le notizie secondo le quali Sant’ Agnello andò a ritirarsi sul monte Gargano(10). Il riferimento al monte Gargano potrebbe spiegarsi con un errore di lettura. Molte cronache, fino al secolo XII, erano scritte in caratteri longobardi di difficile interpretazione e, probabilmente, gli storici napoletani che attingevano da esse, non sapevano forse dell’ esistenza di Guarcino: facile perciò può essere stata la confusione fra Gargano e Guarcino, il cui nome non fu sempre correttamente indicato(11). Un attento studio fu svolto da Monsignor Gargiulo, vescovo nel territorio del Gargano, che condusse senza successo un’ attenta ricerca per rinvenire nella zona tracce del passaggio di Sant’ Agnello. Lo stesso erudito concluse che molto probabilmente Sant’ Agnello si recò nel Gargano solamente per pregare San Michele Arcangelo, molto venerato dai napoletani, dopo di che si diresse verso nord per ritirarsi sui monti di Guarcino. Il Gargiulo nota inoltre che il Gargano non era idoneo alla vita eremitica perché assai frequentato dai pellegrini che venivano a pregare san Michele. Secondo alcuni, invece, Sant’ Agnello andò a fondare insieme con San Prisco, Vescovo di Nocera, il santuario sul Monte Aureo in onore di San Michele Arcangelo: la notizia è chiaramente falsa in quanto San Prisco visse a distanza di secoli da Sant’ Agnello(12). Lo stesso si può ripetere per le notizie secondo cui Sant’ Agnello si ritirò, insieme a Sant’ Atanasio, nella penisola Sorrentina. In ultimo rimane l’ asserzione che Agnello si ritirò sui monti dell’ Irpinia. Va osservato che l’ Irpinia è così vicina a Napoli che i contemporanei ne avrebbero senz’ altro avuto notizie: invece è risaputo che, fino al Vivaldo, i Napoletani ignorarono dove si fosse ritirato Agnello nei sette anni in cui era scomparso.
Rimane dunque accertato che il Santo non si ritirò in alcuno dei luoghi elencati sicchè la tradizione e le vestigia che in Guarcino rimangono a testimoniare il passaggio di Agnello assumono un valore decisivo. Si potrebbe obiettare che il culto del Santo fu importato in Guarcino ma, come bene osserva il Floridi(13), Guarcino, per tutto il medioevo, non ebbe rapporto alcuno con Napoli. I riferimenti stessi sono tanto antichi che le bolle dei papi(14) trattano con considerazione l’ eremo di Sant’ Agnello e gli altri luoghi legati alla memoria del Santo. L’ ospedale è ricordato in un documento del mille nel quale lo si dice esistente da secoli(15), per cui è lecito concludere che Agnello, già fondatore di un ospedale a Napoli, abbia continuato la sua opera nelle terre di Guarcino.
Note:
(1) Mons. F. Bonaventura Gargiulo, Vescovo di Sanseverino, il glorioso Sant’ Agnello Abate, studio storico critico con appendici, Napoli 1903, pagina 59
(2) Padre Isidoro da Guarcino, Vita di Sant’ Agnello abate, con note del P. Bonaventura da Sorrento, Sant’ Agnello di Sorrento 1877, pagina 34.
(3) P. Mariano da Guarcino, Vita di p. Isidoro da guarcino, Veroli 1926, pagina 175.
(4) G. Tagliatatela, Inaugurazione del monumento di Sant’ Agnello Abate nel comune omonimo, Castellammare di Stabia 1909, pagina 5.
(5) G. Ceccacci casale, leonardo Cardinale Patrasso, Frosinone 1902, pagina 10.
(6) C. Toti, Storia di San Luca di guarcino, manoscritto della Biblioteca Molella di Alatri, n° 11 – 32 Cf M. Creti
(7) Vincenzo Panefresco, Vita e culto di Sant’ Agnello patrono di Guarcino, manoscritto-dattiloscritto del secolo XIX, conservato nell’ archivio della Collegiata di San Nicola di Guarcino, da pagina 107 a pagina 112.
(8) Anselmo Lettieri, Sant’ Agnello Abate, il suo corpo e il suo culto in Lucca, Lucca 1948, pagina 9.
(9) cf. Vincenzo Panefresco, opera citata nella nota(7), pagina 14; P. Isidoro, opera citata nella nota(2), pagina 34; Gargiulo, opera citata nella nota (1), pagina 51.
(10) Mons. F. Bonaventura Gargiulo, opera citata nella nota (1), pagina 50.
(11) Giuliano Floridi, Le pergamene dei monasteri di San Luca e Sant’ Agnello di Guarcino, Roma 1967, pagina 31.
(12) Panefresco, opera citata nella nota(9), pagina 116 e seguenti.
(13) Giuliano Floridi, opera citata nella nota (11), pagina 32.
(14) Alessandro III, bolla del 1175; Lucio III, bolla del 1182; Onorio III, bolle del 1211 e 1212.
(15) cf. la già citata bolla del 1175 di Alessandro III.
© Testo integralmente tratto dalla Tesi di Laurea intitolata “Analisi storico – antropologica del culto di Sant’ Agnello”, discussa dalla Dott.ssa Laura Parlato, nell’ anno accademico 1979/1980 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Istituto Universitario Orientale di Napoli. Relatore Prof. Alfonso M. di Nola.
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