Sono circa 20 i Sant’ Antonino nel mondo
Può sembrare strano, ma Sant’ Antonino Abate, patrono di Sorrento ed originario di Campagna, non è l’ unico Santo che ha portato questo nome.
A scoprire, approfondire e divulgare la notizia è stato l’ avvocato Antonino Cuomo che, nel 2005 (all’ epoca in cui il Rettore della Basilica sorrentina dedicata a Sant’ Antonino era Don Giuseppe Esposito), ha sorpreso la comunità locale rivelando che esistono quasi una ventina di Santi che furono battezzati proprio con lo stesso nome.
Per riuscire nell’ impresa, lo studioso sorrentino è ricorso alla divulgazione di un testo contenuto nel libro intitolato “Il Patrono, la città, i fedeli – Immagini di delle processioni di Sant’ Antonino a Sorrento” (pubblicato a cura dell’ Associazione Arti – Turismo – Sport e del Centro Studi e Ricerche multimediali “Bartolommeo Capasso”).
Nello spiegare come era arrivato alla scoperta ed a dedicarsi ad uno studio singolare, l’ avvocato Cuomo, proprio nel 2005, puntualizzò: “Poco più di un anno fa ricevemmo un mensile d’ arte che riproduceva una statuta in bronzo, alta circa tre metri (del peso di 20 quintali) opera di Sergio Brizzolesi (fusa a Berkley in California nella fonderia di Piero Mussi, piacentino), che era stata collocata in piazzale di Barriera Genova a Piacenza. Era la statua di S. Antonino protettore della città, legionario romano, battezzato cristiano, che pagò con il martirio il rifiuto di rinunziare al cristianesimo che l’ imperatore pretendeva dai suoi legionari.
Sorpresi da tale notizia, nacque in noi la curiosità di indagare quanti S. Antonino, oltre al nostro Abate, esistessero.
Moltissimi sono dei primi secoli del cristianesimo, quando a molti plebei era imposto il nome Antonino in onore della famiglia imperiale degli Antonini, dopo Antonino il Pio (138-161) Marco Aurelio Antonino e Marco Aurelio Commodo Antonino.
In questa rassegna diamo la precedenza a quanti sono vissuti nel territorio italiano”.
Vediamo, dunque, quali e quanti sono i Sant’ Antonino secondo quanto scritto da Antonino Cuomo:
“Sant’ Antonino da Lucca, eremita e martire
Siamo all’ epoca di Nerone (imperatore dal 54 al 68 d.C.). Da una Vita del sec. XII si apprende che era un sacerdote ritiratosi a vivere in solitudine; mentre evangelizzava l’ Etruria, Antonino si preoccupò anche di dare pia sepoltura ai martiri delle persecuzioni, cosa che avvenne in Lucca in un tempio chiamato Sanctorum cellula (battezzò S. Torpete e seppellì S. Paolino, proto vescovo di Lucca).
Morì di morte naturale e fu sepolto a Lucca, ove aveva raccolto le reliquie dei martiri. Il suo corpo fu scoperto nel 1201 e da allora la sua festa fu celebrata il 27 aprile. Nel sec. XI pare che sul monte Pisano esistesse una chiesa a lui dedicata, però in nessun calendario lucchese anteriore al sec. XIII è ricordato il nome Antonino.
S. Antonino, Santo con i compagni Anacoreti
Vissero nei pressi di Roma, conducendo una vita di preghiere e, di penitenze; indossavano lo stesso vestito, abitavano in luoghi disagevoli, lavorando continuamente e pregando di giorno e di notte, non indeboliti dall’ inclemenza del tempo, dai malanni e dall’ età.
Nel Sinassario Costantinopolitano, sono commemorati il 23 febbraio
S. Antonino di Piacenza, martire
Secondo le antiche leggende Antonino era un soldato romano all’ epoca di iocleziano, che subì il martirio nel 303 circa, nei pressi di Travo, nella provincia piacentina. A seguito di un’ apparizione al vescovo di Piacenza, Savino, le sue spoglie mortali, nel 305, furono trasferite all’ interno della città, di cui divenne da allora il protettore con l’ erezione della prima basilica, sorta nel sec. IV. Le sue reliquie sono state oggetto di ricognizione per iniziativa di numerosi vescovi di Piacenza dal mille al 1878-1879.
Nella Basilica del Santo di Piacenza è conservato – nell’ Archivio – il documento più antico sulla sua vita, intitolato Gesta Sanctorum Antonini, Victoris, Opilii et Gregori PP.X.
Nel De laude Sanctorum della fine del sec. IV di Vittricio di Rouen e nel Martirologio Geronimiano, S. Antonino è riportato e nella liturgia piacentina gli sono consacrate due feste: la principale il 4 luglio e l’ altra il 13 novembre, giorno della invenzione delle sue reliquie. Nel Martirologio Geronimiano è festeggiato, invece, al 30 settembre, che sembra riferirsi ai suoi natali.
Il culto da Piacenza risulterebbe diffuso anche in altre diocesi italiane e nella Gallia. Le uniche notizie sono riportate nel Liber Pontificalis.
S. Antonino, Martire col Papa Marcellino, Claudio e Cirino
Secondo il Martirologio Romano, sono commemorati il 26 aprile e sarebbero stati uccisi durante la persecuzione di Diocleziano e sepolti nel cimiteri di Priscilla, sulla Slaria Nuova (284-305).
S. Antonino d’ Apamea, Martire
Nella Biblioteca Sanctorum dell’ Istituto Giovanni XXIII della Pontificia Università Lateranense (ediz. 1961) è riportato nato ad Aribazos, nella Siria Seconda, posta sul fiume Oronte, nel primo secolo; si racconta che, scalpellino di mestiere, passando per una località vicino Apamea, rimproverasse i pagani che adoravano gli idoli; trascorse due anni presso Teotimo, anacoreta, ritornando pieno di zelo, ad Apamea, dove distrusse nel tempio gli idoli, provocando l’ ira dei pagani che lo percossero.
Nell’ antica sede vescovile di Apamea, il vescovo gli chiese di costruire una chiesa in onore della SS. Trinità. Ma, nel corso di tale opera, fu assalito ed ucciso dai pagani che si ritenevano offesi dal suo zelo. Aveva solo 20 anni!
Un altro Sinassario riporta che il corpo di Antonino fu smembrato da Cosroe II, re di Persia, nel VII secolo (basilica menzionata nel Concilio della Siria del 518).
Secondo altre tradizioni le sue reliquie furono trasferite in Francia, nella Noble-Val, da un certo Festo, forse principe dei Ruteni che abitavano nella odierna Tarn, e da qui alcuni suoi resti furono traslati a Pamiers (Pamia) ed altri a Valencia (in Spagna).
Passato il tempo gli abitanti di Pamiers lo considerarono un santi locale, discendente dai re dei Goti, divenuto prete, evangelizzatore di Tolosa ed altre città, ucciso dai concittadini al suo ritorno a Pamiers. Tale credenza fece definire S. Antonino di Pamiers martire.
Nel Martirologio Romano, seguendo il Geronimiano, la sua festa è segnata al 3 settembre. Si tratta comunque del medesimo santo di cui alla voce seguente.
S. Antonino, Patrono di Sant’ Angelo dei Lombardi, Diacono e Martire
Trattandosi del santo di una località a noi più vicina riteniamo di dilungarci sul culto sorto al tempo dell’ istituzione della cattedra vescovile, il cui primo presule di cui si ha notizia è un certo Giovanni, come risulta da un atto notarile del 6 maggio 1174 conservato nell’ Archivio del Santuario di Montevergine.
Come sia sorta la venerazione in una città campana di un santo la cui nascita è discussa fra Aribazos (Siria) e Parmia (Francia) è il primo motivo di curiosità, specie se il nome sant’ Angelo dei Lombardi è attribuito al desiderio di ricordare “le lontane origini longobarde e la devozione di quell’ antico popolo all’ Angelo dei monti”. La risposta è nell’ assenza di un santo locale e nella fama di santità che sarebbe giunta dal confinante territorio salernitano, nel quale il santo era vissuto. Forse potremmo spiegare anche il nome del nostro Patrono di Sorrento – nato a Campagna in piena terra salernitana – con la notorietà del “Santo di Apamea”.
Elemento di collegamento con il santo di cui abbiamo parlato prima è la traslazione della reliquia del suo braccio da Valencia (spagna) a Sant’ Angelo, per esplicita richiesta del vescovo Rainaldo De Cancellariis che, nel 1544, ne fece dono alla Cattedrale e ne sviluppò una costante ed eccezionale devozione.
La festa del santo – a Sant’ Angelo – ricorre il 2 settembre, nel passato era celebrata “di prima classe” con l’ Ottava e nel solenne pontificale il clero rinnovava l’ obbedienza al vescovo. Nella stessa giornata si svolge una fiera, “buona occasione per comprare indumenti per il prossimo autunno, incontrarsi con i creditori e regolare le spese fatte o i lavori eseguiti”. Così recita un antico Novenario che tramanda, oltre a testimonianze di devozione, preziose notzie sulla vita del santo.
Così si apprende che Antonino sarebbe nato a Tolosa di sangue reale (nipote di re Teodorico II, re dei Visigoti, 453-466). Convertito al cristianesimo in età adulta, rinunziò al lusso e alle prerogative di corte per recarsi da umile pellegrino, a Roma per pregare sulla tomba degli Apostoli. Trasferitosi poi nel salernitano, condusse vita eremitica per diciotto anni a svolgere opere di evangelizzazione nella valle del Sele.
Ritornato in patria, resistendo alle lusinghe e minacce dello zio Teodorico, cercò di continuare la sua missione fra i pagani, ma sorpreso in una grotta insieme ad un giovane cristiano, Alachio, furono rinchiusi in una prigione, dove rimasero per sette giorni digiuni e senza bere, dopo di che il giovane fu precipitato da una rupe. Ad Antonino si aggiunse il sacerdote Giovanni ed entrambi furono condotti innanzi al re Galazio (consanguineo del Santo), dal quale per la loro insistenza nel professare la fede cristiana furono condannati alla decapitazione. Nei confronti di S. Antonino il carnefice fu oltremodo crudele perché con il capo recise anche la spalla destra ed il braccio.
Fu Sancio il re di Castiglia ad ottenere le ossa del braccio costruendo in suo onore un tempio a Valencia, da cui il citato vescovo di Sant’ Angelo ottenne la reliquia conservata nella cattedrale irpina, in una teca d’ argento (raffigurante un braccio benedicente con tre dita distese e due piegate). Alta cm 37, essa contiene un pezzo di cm 6 della “canula ossea del braccio del Santo” e reca una “finestrina di vetro” con intorno una “fascia dorata” recante la scritta “Reliquiae de brachio + Sancti Antonini martiris”.
Ma vi è anche una pergamena che documenta la “traslazione” della reliquia con la data del 29 gennaio 1544 delle dimensioni di cm 79×50 con tre medaglioni in alto, due lateralmente (raffiguranti S. Michele, a sinistra, e S. Antonino, a destra)ed uno in basso (con lo stemma del vescovo De Cancellariis).
Infine, numerose sono le effigi del Santo: su di un incensiere e relativa navetta portaincenso, sul portale della Cattedrale e sulla colonna di pietra che regge la croce municipale all’ ingresso della città.
S. Antonino, Vescovo di Milano
Registrato nel Martirologio Romano e nel più antico catalogo dei vescovi di Milano, morto il 31 ottobre 661.
La sua elezione episcopale è posta, dai Bollandisti, all’ inizio del 660.
Il suo corpo fu ritrovato nella chiesa di S. Simpliciano nel 1517 e, dopo una traslazione e ricognizione, fu collocato in un nuovo altare ove attualmente si trova. La sua festa si celebra il 31 ottobre.
S. Antonino, Martire con Lucia, Dioro, Dione e 17 compagni
Il loro martirio avvenne in Campania e furono introdotti nel Martirologio Romano dal Baronio che li riportò dal Sinassario Costantinopolitano, dove la lro festa è indicata al 6 luglio.
S. Antonino di Siracusa, Martire con Andrea, Giovanni e Pietro
Il 28 marzo 878, sotto l’ imperatore di Oriente Basilio I, Siracusa fu conquistata da Abrachen Amareno, che deportò in Africa alcuni abitanti fra cui Andrea e Giovanni e i suoi figli Pietro e Antonio-antonino ancora in tenera età, i quali non rinunziarono alla fede cristiana e dovettero subire il martirio.
Antonino ricevette più di trecento colpi di flagello, fu legato su un asino, portato in giro per la città e poi trucidato. Non diversa fu la sorte degli altri che poi, posti sul rogo, furono cremati.
La festa di questi martiri cade il 23 settembre. Essi furono inseriti nel Martirologio Romano dal Baronio, sulla base di alcuni manoscritti, da identificarsi con la Passio, reperibile nei Sinassari alla data del 23 settembre.
S. Antonino Pierozzi, Arcivescovo di Firenze
Nacque a Firenze nel 1389 e fu battezzato con il nome di Antonio, fu poi chiamato Antonino per la sua piccola statura.
Figlio di Notaio, a 15 anni aveva già una straordinaria cultura giuridica e, per aver imparato a memoria il Decreto di Graziano, fu accettato nell’ Ordine Domenicano da parte del beato Giovanni Dominaci in S. Maria Novella. Compì il noviziato a Cortona, e quando l’ 8 settembre 1406, i domenicani presero possesso del nuovo convento di S. Domenico a Fiesole, Antonino faceva parte di quel nucleo; ivi iniziò gli studi.
Fu costretto a trasferirsi a Foligno per sfuggire alla giurisdizione dell’ antipapa Alessandro V, eletto a Pisa. Ritornò a Cortona dove nel 1413 fu ordinato sacerdote, nel 1414 fu eletto sottopriore e poi priore.
Nel 1421 ritornò a Fiesole, dove fu priore dal 1422 al 1424 e, contemporaneamente, vicario generale dei Frati Riformati in Tuscia.
Nel 1424 fu a Napoli quale visitatore di conventi riformati, nel 1425 nuovamente priore a Fiesole, nel 1428-29 priore in un convento di Napoli e nel 1430 alla Minerva di Roma. Nel 1432 ritornò a Firenze come vicario dei conventi dei riformati citra Alpes, ove nel 1439 presiedette ai lavori di ingrandimento di S. Marco e, cinque anni dopo, presentò la prima biblioteca pubblica d’ Europa.
Pur essendo stato nominato procuratore generale dei conventi riformati, fondò la Società dei Buonuomini di S. Martino per i poveri bisognosi, ritornando a Napoli, nel 1445, nuovamente come visitatore dei conventi dei riformati.
Il 10 maggio 1446 fu nominato, dal Papa Eugenio IV, arcivescovo di Firenze. Cercò di rinunziare alla carica, ma infine fu consacrato nella chiesa di S. Domenico a Fiesole.
La sua attività apostolica e spirituale fu intensa: nel 1447 dovette d’ urgenza recarsi a Roma per amministrare l’ estrema unzione ad Eugenio IV, moribondo; nel 1448, in occasione della peste di Firenze, si prodigò alacremente pur essendo affetto da grave malattia, celebrò un Sinodo Provinciale, visitò due volte la diocesi sua e quelle suffraganee di Pistoia e di Prato.
La Signoria di Firenze lo nominò suo ambasciatore a Roma per l’ elezione di Callisto III nel 1455 e nel 1459 per l’ elezione di Pio II.
Si ritirò nella villa suburbana di Montughi, il 30 aprile 1459, dove morì due giorni dopo.
Fu canonizzato da Adriano VI il 31 maggio 1523, ma la bolla fu pubblicata il 23 novembre successivo da Clemente VII.
La sua oera fu intensa e quale giurista-moralista lasciò numerosi scritti.
La sua festa si celebra il 10 maggio e moltissime sono le opere d’ arte (quadri e pale d’ altare) a lui dedicate.
S. Antonino Fantosati, Martire
E’ l’ ultimo santo con il nome di Antonino, per ora! Nacque a Collecchio, una zona della parrocchia di S. Maria in Valle, a pochi chilometri da Trevi, il 16 ottobre 1842, da Domenico Fantosati e Maria Bompadre, con l’ imposizione del nome di Antonio, Sante, Agostino.
Il 26 luglio 1859 – a quasi 17 anni – indossò l’ abito francescano nel convento di S. Maria della Spineta, non lontano da Todi, divenendo Frate Antonino. Pronunziò i voti solenni tre anni dopo a Cerreto di Spoleto e fu consacrato sacerdote il 13 giugno 1865 a Carpineto Romano, avendo come padrino alla prima messa solenne il conte Giovanni Battista Pecci, fratello del papa Leone XIII.
Nel 1867 si trovava a Roma, nello storico convento di S. Francesco a Ripa a Trastevere, quando giunse in visita padre Vernardino da Portogruaro – all’ epoca procuratore generale dell’ Ordine e, successivamente, Ministro di tutta la famiglia francescana – il quale chiedeva missionari per la Cina. Rivolgendosi direttamente a padre Antonino gli disse: “Voi che siete così giovane, perché non andate ad evangelizzare i Cinesi?”. Ed il giovane rispose: “Veramente non avevo mai pensato a farmi uccidere da quella gente… ma ci andrò!”.
Il 10 ottobre 1867 partì da Roma per Marsiglia, ove si riunì ad altri confratelli. Essi giunsero in Cina il 15 dicembre, dopo 66 giorni di viaggio.
Giunto ad Uccian, sede vescovile, padre Antonino indossò abiti civili, cambiando persino il nome in “Fan-hoae-te” che significava “Fantosati, il virtuoso”. Appresa la lingua cinese, iniziò subito la sua attività missionaria nella zona montagnosa di He-tan-kou, distante tre giorni di cammino dalla sua prima sede, Scian-Kin.
Nel 1881 pose la prima pietra della nuova chiesa cattedrale di Tcia-yuan-ku, capolavoro a tre navate. Qui il 5 aprile 1892 fu consacrato vescovo di Adraa e vicario apostolico dell’ Huuam, una regione vasta quanto l’ Italia con trenta milioni di abitanti. Scelse come suo stemma vescovile un ampio mare aperto sul quale splendeva il sole con lo stemma francescano, il braccio del Cristo con quello di Francesco, uniti nella croce, con la scritta “per crucem ad lucem”.
Purtroppo scoppiò l’ incendio della persecuzione per ostilità dei Mandarini che, con il benestare e l’ appoggio dell’ imperatrice di Cina, Tz-Hsi, organizzarono un esercito di facinorosi e violenti, i Boxers. Questi con l’ aiuto dei Bonsi, invidiosi per il notevole espandersi della religione cristiana, cominciarono ad uccidere, specie i capi delle comunità cristiane, i catechisti, i maestri di scuola.
Era il 1900 e Antonino, appresa la notizia del martirio del padre francescano Cesidio Giacomantonio il 6 luglio,nonostante l’ incessante sollecitazione a non affrontare il viaggio, decise di andare a Heng-tchou-fu. Quando il giorno dopo giunse in visita della città potè vedere le rovine della chiesa e della residenza francescana. Scesa dalla barca e si avviò verso il centro, ma fu riconosciuto: prima padre Giuseppe Gambero, suo compagno indivisibile, e poi il vescovo Fantosati furono barbaramente uccisi.
Padre Antonino Fantosati di beatificato dal papa Pio XII il 24 novembre 1946 e canonizzato, con altri martiri cinesi, da Giovanni Paolo II il primo ottobre 2000.
Tutti i santi fin qui elencati sono molto venerati in Italia, tanto che esiste una città chiamata “S. Antonino di Susa”. Sono, inoltre, intitolate a Sant’ Antonino una pieve a Concesio (Brescia), una chiesa a Salsuggia (Vicenza) e un’ altra a Begonia (Parma), una parrocchia a Borgotaro (Parma), una chiesa a Pesio (Cuneo) e un’ altra a Casalgrande (Reggio Emilia), una parrocchia a Ficarolo (Rovigo), una chiesa intitolata ai SS. Adalberto e Antonino in Castelvetro Piacentina (Piacenza) un’ altra a Treviso, un cimitero a Lonate Bozzolo (Varese), parrocchie a Bra (Cumeo), a Cesino-Pontededimo (Genova) e a Faenza (Ravenna) e, infine, una pieve di S. Antonino a Socana-Castelfocognano (arezzo9.
Scendendo più al sud incontriamo chiese di S. Antonino a Viticuso (Frosinone) e a Centocelle, località di Anagni, un centro per anziani “Sant’ Antonino” a Cassino, con una parrocchia e un’ intera frazione con chiesa e infine altre chiese a Castelbuono (Palermo) e Agira (Enna) e una chiesa con monastero a Caltanisetta dei Frati Minori Riformati (con una piazza intitolata a S. Antonino). E concludiamo ora con i Santi Antonino nei paesi a sud dell’ Italia.
S. Antonino, Martire di Efeso, con altri sei
Secondo la leggenda sarebbero sette santi martiri, morti ad Efeso durante la persecuzione di Decio (249 d.C.).
Si racconta che l’ imperatore, viaggiando in Oriente, si fermò ad Efeso e furono condotti davanti al suo tribunale, fra gli altri cristiani, sette giovani i quali, dopo l’ interrogatorio, si nascosero in una grotta fuori della città per sfuggire alla persecuzione e, lì furono murati da Decio.
Sotto il regno di teodosio II (401-450), i Sette Dormienti si svegliarono per attestare la realtà della Resurrezione dei morti, e, quando morirono realmente, furono sepolti nella grotta del loro sonno.
Questa leggenda sorse sotto l’ episcopato di Stefano (449) in un racconto greco, tradotto in latino, da Gregorio di Tours (morto nel 594); la leggenda si trova anche nelle letterature irlandese, inglese, francese, tedesca, spagnola ed italiana (in Brunetto Latini, 1210-1294). Dei Sette Dormienti si interessa anche Maometto!
Secondo una missione austriaca, che operò scavi nel 1937, la grotta dei Sette Dormienti era un cimitero sotterraneo sul quale, verso la metà del sec. V o poco prima, fu realizzato un complesso architettonico simile alle basiliche cimiteriali romane, le cui epigrafi e decorazioni sono conformi alla datazione proposta.
Alcune reliquie erano venerate in Germania (a Stegaurach), in Spagna (Gaudix) e a Marsiglia (cripta di S. Vittore); queste ultime erano conservate fino al sec. XVII in un sarcofago paleocristiano, oggi sparito.
Le date della celebrazione della memoria dei Sette Dormienti sono numerose e diverse a seconda delle località (27 giugno, 26 luglio, 27 luglio 31 luglio, 1 e 9 agosto).
S. Antonino di Antonoe, Martire
Fu decapitato assieme a Giuliano, Basilissa e altri, fra cui il neofita Anastasio (venti soldati e sette fratelli).
Durante la persecuzione di Diocleziano e Massimiano, furono denunziati al governatore Marciano e imprigionati poiché erano riusciti a convertire Celso, il figlio di Marciano, e Marcianilla, madre di Celso. In particolare ad Antonino è attribuito il battesimo di Marcianilla.
Questi martiri, però, sono sconosciuti ai calendari copti e al Sinassario Alessandrino di Michele, vescovo di Atrib e Malig (libro liturgico delle Chiese orientali, compilato nel sec. IX, contenente brevi cenni sulla vita del santo del giorno, sulle funzioni liturgiche e sui brani di libri sacri da leggersi durante le funzioni). Invece il Martirologio Geronimiano li commemora il 6 gennaio, mentre nei Sinassari bizantini la loro memoria è riportata sia all’ 8 gennaio che al 21 giugno.
S. Antonino di Alessandria, Martire
Nel Sinassario Costantinopolitano, alla stessa data, si trova un breve elogio tratto probabilmente dalla passio, oggi perduta, in cui si dice che Antonino era alessandrino e fu condannato al rogo.
S. Antonino di Sinnada, Vescovo e Martire
Il breviario Siriano e il Martirologio Feronimiano ricordano il 13 agosto il martirio di Antonino a Sinnada in Frigia.
Il Breviario Siriano non riporta che fosse un vescovo.
S. Antonino in Scitopoli (Palestina), Martire
I Sinassari greci ricordano il suo martirio insieme a numerosi compagni (alcuni codici parlano di sessanta) uccisi (secondo alcuni versi greci) di spada o con il supplizio del fuoco, il 4 o 5 maggio.
Erano tutti venerati nella chiesa di Calcopratea a Costantinopoli.
S. Antonino di Bana, Martire
Era un giovane appartenente a un’ importante famiglia cristiana di Bana (Etiopia?) che, recatosi ad Antinoe, capitale della Tebaide, non rinnegò la sua fede innanzi al governatore Walì. Sottoposto a gravi supplizi e trasferito ad Alessandria in catene fu lì decapitato.
Secondo il Sinassario Alessandrino di Michele, la sua festa è celebrata il 19 luglio.
S. Antonino, Martire con Zebino, Germano ed Ennathas
Trattasi di quattro martiri di Cesarea in Palestina, il cui sacrificio avvenne per la loro confessione di essere cristiani davanti al Preside Firmiliano.
Secondo il Martirologio Romano ed i Sinassari Greci, la loro festa si celebra il 13 novembre”.
Oltre a quelli scoperti da Nino Cuomo, più recentemente, ci è capitato di scoprire, a nostra volta, che oltre a quelli indicati in precedenza ne esiste anche un altro.
Si tratta di….
S. Antonino di Carpentras
Questo santo fu vescovo di Carpentras durante il V secolo.
Il suo nome, nella lista ufficiale dei vescovi del luogo viene dopo quelli di Costantino e di Giuliano che, per l’ appunto, lo precedettero.
Antonino, verosimilmente nacque all’ inizio del 400 e ben presto si diede alla vita monastica, decidendo di entrare nella famosa abbazia cistercense di Lérins.
La data della sua elevazione alla cattedra vescovile di Carpentras, ma egli viene menzionato in quel ruolo tra il 463 e il 464.
Il santo vescovo morì nel 473e la sua festa viene celebrata il 13 settembre.
Prima di concludere definitivamente questo approfondimento, infine, ci piace evidenziare un particolare che sfugge a molti.
Un indizio sul fatto che Sant’ Antonino Abate non fosse l’ unico… “Sant’ Antonino” lo si poteva facilmente scoprire anche a Sorrento.
Nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, infatti, già da secoli, si può ammirare una bella tela su cui è ritratto anche il domenicano Sant’ Antonino Pierozzi.
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