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Origini del chiesa di Santa Maria a Chieia (3.0)

CAPITOLO TERZO
IL COMPLESSO CONVENTUALE DI SAN FRANCESCO NELLA SOCIETA’ VICANA
Le confraternite, intese come associazioni di laici senza voti e senza obblighi di vita in comune, e formate per promuovere collegialmente opere di culto e di carità, fecero, la loro prima comparsa in Francia verso l’ VIII secolo della nostra era, e di là poi si diffusero nelle altre parti della cristianità (1).
In Italia, che le era, e le è confinante e che intratteneva con essa intense relazioni politiche e religiose, già, verso gli albori dell’ attuale millennio, ormai agli sgoccioli, ne erano sorte parecchie. Una fioritura veramente straordinaria se ne ebbe soltanto nel secoli seguenti (2) e tra esse un posto speciale occupano quelle dette dei “Disciplinanti” od anche dei “Flagellanti” o “Battenti“, non solo per l’ uso di una speciale divisa che li distingueva, e che era costituita da un camice con un cappuccio, ma anche, e soprattutto, per la pratica di frustarsi, durante la recita di determinate preghiere, con una cinghia di cuoio detta “disciplina” donde il nome di disciplinati per coloro, che ne facevano uso quale strumento di mortificazione corporale sull’ esempio di San Paolo, che di sé diceva: “castigo corpus meum et in servitudinem redigo, ne forte cum aliis praedicaverim ipse reprobus efficiar” (3). Ed una di queste, per citarne qualcuna localmente a noi vicina, fu quella di Sant’ Antonino a Sorrento, chiamata in una bolla del Papa Bonifacio IX del 5 maggio 1398 appunto “confraternitas flagellantium alias delli battenti Surrentinorum“. Nei due più antichi documenti ritrovati di cui l’uno è del 3 marzo 1485, del notaio Regnabile Palescandolo (4) e l’ altro del 12 febbraio dell’ anno seguente, del notaio Leone Buonocore la confraternita di cui parliamo era chiamata Disciplina Sanctae Mariae a Chieia (5), ne dobbiamo dedurre che essa si collegava direttamente o indirettamente al movimento dei disciplinati, che nato in Umbria nel secolo XIII, di là si diffuse rapidamente anche verso il Sud Italia, una testimonianza in proposito ne sono gli statuti dei Disciplinati di Maddaloni dei primi decenni del Trecento (6 ).
Traduzione nel nostro dialetto della parola latina “plica”, che nella nostra lingua si è evoluta in “piega”. Evidentemente a quel luogo in epoca romana era stato imposto quel nome, perché pareva che lì la collina fosse piegata su se stessa per non spingersi avanti a coprire il vallone di Satrulo. E con questa denominazione di natura locale questa confraternita è stata di poi sempre designata in tutti i documenti, e ne sono moltissimi che nel corso degli ultimi cinque secoli l’anno ricordata, ad eccezione solo di due istrumenti del 10 gennaio 1751, del notaio N. Spasiano.
Perciò possiamo tranquillamente far risalire la fondazione di questa confraternita al principio del XIV ed anche verso la fine del secolo precedente. Da un istrumento del 21 luglio del 1771, del notaio Arcangelo Gargiulo, nel quale, si dice, che chiamati in quel giorno i confratelli della congregazione a decidere se confermare gli statuti a farne uno nuovo si deduce che la confraternita ascende alla fondazione stessa della medesima, cioè, su per giù, al tempo in cui a Massaquano si costruiva in stile gotico la sua attuale chiesa parrocchiale, e dentro le mura di Vico s’ innalzava la cattedrale.
Note:
(1) Per l’ origine e per il tempo, in cui queste associazioni fecero le prime apparizioni nel mondo cristiano, si veda la voce “Associazioni Laicali” a pag. 1424 ss. del vol. I, parte 2a del “Nuovissimo Digesto Italiano“.
(2) Cfr. 5U di ciò Gennaro Monti, “Le confraternite medievali dell’alta e media Italia“, vol. I, cap. IV 55. pago 65 55.
(3) Cfr. la lettera ai Corinzi, cap. IX, v. 27.
(4) Dato che tutti gli atti notarili del ‘400 e del primo 1500, riguardanti la nostra terra, sono andati perduti per le vicende dell’ ultima guerra, ci si deve servire, per gl’ istrumenti riguardanti il territorio di Vico di quel periodo, degli estratti che ne fecero, verso la fine del secolo scorso, F. Migliaccio, ed al principio del nostro, B. Ferraro, il quale per la sua raccolta sfruttò abbondantemente il lavoro fatto dal primo.
(5) Questa denominazione le derivò dalla piccola chiesa – dedicata alla madonna – in cui, quando entrò nella storia, aveva la sua sede, e che si trovava sulla stessa collina, su cui sorse poi la chiesa di S. Maria del Toro, ma più in alto, e precisamente nella località, dove ora è il convento di S. Francesco, allora chiamata “Chieia“.
(6) Cfr. per il testo di quegli statuti G. M. Monti, op. cit., va l. II, pag. 159 ss.
© Testo integralmente tratto dalla Tesi di Laurea intitolata “L’ Insediamento dei Francescani e la loro presenza nella Penisola Sorrentina”, discussa dalla Dott.ssa Serafina Fiorentino, nell’ anno accademico 1992/1993 presso la Facoltà di Teologia dell’ Ateneo Romano della Santa Croce (Istituto superiore di Scienze religiose dell’ Apollinare). Relatore Prof. A. Soldatini.
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