Notizie sul culto di Sant’ Agnello a Lucca e Guarcino (12)
Notizie storiche sul culto di Sant’ Agnello a Lucca e Guarcino
Traslazione del corpo di Sant’ Agnelo a Lucca
Il corpo di Sant’ Agnello è oggi conservato nella Cattedrale di Lucca insieme ad altri corpi di Santi. Esso è collocato nella Cappella del Santuario e, nel centro della parete, in cornu evangeli, si legge la seguente iscrizione: SS. MARTYRUM VINCENTII ET BENIGNI – NEC NON AGNELLI ABBATIS – SACRIS CORPORIBUS CONDENSIS – INTERIM PRO CAELO POS.
Non sono mancati dubbi, anche seri, sull’ effettiva presenza del corpo di Sant’ Agnello in Lucca. Nel 1931, per esempio, il napoletano Monsignor De Miranda scriveva in una rivista della sua città: “In una delle mie visite alle chiese monumentali di Lucca fui veramente sorpreso quando l’ ottimo Monsignor. Barsotti, canonico curato della cattedrale, fra le altre reliquie insigni, mi mostrò il corpo di Sant’ Agnello abate. Sulle prime credetti potesse trattarsi di un Sant’ Agnello diverso dal glorioso Abate patrono di Napoli, poiché nessun storico delle nostre patrie memorie e dei fasti della Chiesa di Napoli accenna alla esistenza, non dico del corpo, ma neppure di qualche reliquia insigne di Sant’ Agnello in Lucca, né si ha notizia di trafugamento o di traslazione di dette reliquie da Napoli in altra città o viceversa. Esposi cortesemente i miei dubbi a Monsignor Borsotti, ma mi fu perentoriamente confermato trattarsi del corpo di Sant’ Agnello abate napoletano, venerato da secoli nella cattedrale assieme alle reliquie dei santi vescovi e patroni di Lucca e ad altri martiri insigni.
A conferma della tradizione, unica prova dell’ autenticità di dette reliquie, mi mostrò l’ antichissimo rituale della cattedrale che prescrive nella festa di Sant’ Agnello l’ ufficio con nove lezioni proprie, cosa non solita farsi per i semplici santi confessori che non abbiano relazione locale o regionale con la Chiesa di Lucca o di cui non si conservano reliquie insigni.
Non mi nascose che spesso da Napoli erano giunte proteste e rivendicazioni fra cui alcune del compianto Monsignor Galante…”(1).
Il De Miranda non del tutto convinto delle parole del suo cicerone, volle cercare personalmente qualche fonte scritta della tradizione lucchese oltre l’ antico rituale della cattedrale, e potè consultare Il Diario Sacro del Mansi(2) nel quale “al giorno 14 gennaio” lesse: “Sant’ Agnello abate napoletano, oriundo di Siracusa…. Il suo corpo si trova nella cattedrale a riserva di una parte della testa che si venera nella Cattedrale di Napoli”. Il religioso napoletano trovò confermata questa notizia nell’ opera del Franciotti, di centoquaranta anni anteriore al Mansi, e in un’ altra fonte “veramente un po’ curiosa e originale”: le poesie di Giuseppe Fedeli detto il Catonello, pubblicate a Lucca nel 1531. In una di esse, il poeta, tra i santi venerati nella Cattedrale di Lucca, enumera anche Sant’ Agnello:
“Veggio quel Paolino a tutte l’ ore
Con Antonio, Alessandro e Frediano
Mostrarsi sitibondi del suo amore;
appresso quei Teodoro e Romano
Pantaleone, Regolo e Davino
Agnello, Cassio, Senese, Ponziano”
Lo studio di Monsignor De Miranda, forse perché soffuso di un’ invincibile scetticismo, non andò esente da alcune inesattezze che il Lettieri, nel suo opuscolo pubblicato in occasione del trasporto delle reliquie del Santo a Guarcino nel 1947, non mancò di rilevare. Innanzitutto il Lettieri(3) precisa che, nel Diario Sacro del Mansi, la festa di sant’ Agnello non è segnata al 14 gennaio, ma al 14 dicembre, giorno in cui ricorre anche in Napoli. Lo studioso osserva inoltre che, prima del Mansi, il Diario Sacro fu pubblicato dal suo confratello della Congregazione della Madre di Dio, Gabriele Grammatica, in due edizioni sotto il titolo di “Guida sacra alle Chiese di Lucca”, 1736-1741, con tutte le rispettive fonti citate dal de Miranda.
L’ erudito lucchese si preoccupò quindi di approfondire le osservazioni del De Miranda e riportò, nel suo scritto, il lungo brano del Franciotti riguardante la presenza del corpo di Sant’ Agnello in Lucca. Particolarmente interessante è questo passo: “Non ripugnerà dunque al veresimile, che in alcuna maniera incognita a noi, sia stata mandata da Napoli a Lucca qualche notabil parte di quel santo corpo. E sappia il lettore di più, che l’ anno 1601 per accertarmi, quanto si poteva, di questo, sapendo che nel tesoro delle sacre Reliquie di Napoli, vi è la testa di quel Santo in argento, come anche in argento l’ abbiamo qui in Lucca, scrissi ad amici fedeli, e degni di credito abitanti in Napoli, che si degnassero vedere, che parte vi fosse di detta testa, o vero se fosse integra; e risposero, che avendo veduto diligentemente il tutto, non avevano trovato esservi altro, che una mascella di detta testa, et il gutture; et appunto il rimanente della testa si è veduto trovarsi in Lucca nell’ argento che contiene la testa del Santo: onde può ciascuno anco da questa esperienza consolarsi, sì come restai consolato io”(4).
A conferma di quanto scritto dal Franciotti, il Lettieri citò la Guida Sacra alle Chiese di Napoli scritta da Monsignor Galante nella quale leggiamo(5): “I Primarii Santi patroni di Napoli sono sette, cioè San Gennaro, che vedesi nel mezzo (della cappella del tesoro) e d’ intorno gli altri sei, cioè i Santi Aspreno, Agrippino, Eusebio, Severio, Attanasio, e nelle protami sono i veri loro crani, e Sant’ Agnello ove è una parte della mascella”. D’ altra parte lo stesso Monsignor B. Gargiulo(6) sapeva perfettamente della presenza a Lucca di una parte delle reliquie di Sant’ Agnello su informazione di Sua Eminenza Monsignor Ghilardi, Arcivescovo di Lucca, ed aggiungeva che, non trovandosi la festa di Sant’ Agnello nel calendario di questa chiesa appartenente al secolo XI (cod. 606) e trovandosi invece nel secolo XIII, è da ritenere che la traslazione delle reliquie fosse avvenuta nell’ intervallo di tempo dal secolo XI al secolo XIII.
Il Lettieri esamina infine i risultati raggiunti da Monsignor Domenico Mallardo, notissimo scrittore napoletano, venuto di proposito a Lucca(7): “Che il corpo di Sant’ Agnello – scrive l’ erudito – abbia emigrato da questa chiesa (Santa Maria Intercede in sant’ Agnello Maggiore), che da essa sia stato trasferito altrove, nessuna fonte lo dice. Nel secolo XVI si era convinti che ivi riposasse ancora il corpo del Santo… E’ indiscutibile, però – continua Monsignor Mallardo – che Lucca ha documenti inoppugnabili del culto e perfino di un altare di Sant’ Agnello sin dal secolo XI”.
Lo studioso, dopo aver elencato i documenti lucchesi da lui esaminati, così conclude: “E’ dunque fuor di dubbio, che il culto del sant’ Agnello napoletano era già penetrato, in forma solenne, nella Chiesa lucchese nella seconda metà del secolo XI; insieme col culto giunse in Lucca anche il Libellus miraculorum. E non soltanto a Lucca. Il codice Mediceo Fesulano LXXXIX (ora Laurenziano), giudicato del secolo XII, contiene anch’ esso, nei ff.152 ss., il libellus mirac. S. Agnelli. La Medicea Fesulana, è opportuno notarlo, era dei Codici lateranensi…
Io credo, conclude il Mallardo, e questa è l’ unica idea che voglio ora limitarmi ad esprimere che, se qualche cosa di positivo ci fosse, nella faccenda non sarebbero estranei i monaci”(8).
Lo stesso, informatissimo Gargiulo, notando che il nome di Sant’ Agnello è iscritto nel Martirologio dei Canonici Regolari Lateranensi perché ad essi era stato affidato il culto e la chiesa del Santo in Napoli, ritiene che quei Padri abbiano illustrato la vita del santo e, partendo da Napoli, ne abbiano portato le venerande ossa in Lucca(9).
Rimane da notare che, quando si disfece il reliquiario d’ argento che racchiudeva il teschio di Sant’ Agnello, la reliquia si ruppe probabilmente in più parti. Dieci di esse furono collocate nel grande reliquiario che funge da paleotto all’ altare della Cappella del Santuario. Da esso, per ordine di Sua Eccellenza Monsignor Antonio Torrini, sono state prelevate due particelle di considerevole grandezza, di cm. 7 X 6 una, e di cm. 8 X 4 l’ altra. Queste reliquie sono state destinate dall’ Arcivescovo alle parrocchie di Guarcino e di Sant’ Agnello di Sorrento. Altre reliquie del Santo Sono custodite in San Frediano, Santa Maria Corteorlandini; Santa Maria di Carignano e nella Chiesa della Certosa di Farneta presso Lucca(10)
Note:
(1) Miranda, articolo citato.
(2) Giov. Domenico Mansi, Diario sacro, Lucca 1753.
(3) Anselmo Lettieri, Sant’ Agnello Abate, il suo corpo e il suo culto in Lucca, Lucca 1948, pagina 18..
(4) cf. Franciotti, opera citata, pagina 102.
(5) a pagina 7.
(6) Monsignor F. Bonaventura Gargiulo, Vescovo di Sanseverino, il glorioso Sant’ Agnello Abate, studio storico critico con appendici, Napoli 1903, pagine 72-74.
(7) Domenica Mallardo, Il Calendario Lotteriano, Napoli 1940, pagina 196.
(8) Il Calendario Lotteriano, studiato dal Mallardo, è il solo che registri una Traslatio S. Agnelli.
(9) Monsignor F. Bonaventura Gargiulo, opera citata nella nota (6), pagina 55.
(10) Così il Lettieri, opera citata nella nota (3), pagina 36 n°2.
© Testo integralmente tratto dalla Tesi di Laurea intitolata “Analisi storico – antropologica del culto di Sant’ Agnello”, discussa dalla Dott.ssa Laura Parlato, nell’ anno accademico 1979/1980 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Istituto Universitario Orientale di Napoli. Relatore Prof. Alfonso M. di Nola.
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