Sorrento e il sistema agricolo e vegetazionale (I parte)
1.3 Il sistema agricolo e vegetazionale.
Nella Relazione allegata alle indagini sul “Uso agricolo del suolo” redatte dal dott. agr, Alfredo del Plato ed aggiornate dal dott. agr. Mauro Cosentino, il sistema agricolo e vegetazionale è dettagliatamente descritto e rappresentato nelle tavole allegate.
Nella tav. A4 – Caria dell’ uso agricolo del suolo è stata riportata una sintesi di tale indagine.
Rinviando a questi documenti una più puntuale analisi del territorio di Sorrento, si è preferito riportare in questa sede una efficace descrizione della trasformazione intensiva del territorio sorrentino ai fini di una sempre più accentuata specializzazione produttiva tratta da alcuni passi del recente testo del dott. Francesco D’ Esposito (15).
“Di una tendenza alla specializzazione dell’ agricoltura sorrentina, volta all’ affermazione di colture più remunerative, abbiamo sporadiche testimonianze fin dal XVI secolo. Ma è dal XVIII secolo che comincia la documentazione sicura, attraverso il Catasto che fu voluto da Carlo di Borbone per tutto il Regno e che prese il nome di Onciario, dall’ unità di conto utilizzata. Esso fu redatto da tutte le Università, come allora si chiamavano i Comuni, alla metà del XVIII secolo.
Per la Penisola Sorrentina, come scrive l’ Assante, “,., gli elementi offerti dal documento catastale consentono un quadro d’ assieme all’ interno del quale si possono cogliere le connotazioni più importanti del paesaggio agrario. Pur essendo difficile una misurazione esatta, perché incoerenti le espressioni territorio o masseria arbustata, vitata, olivetata, fruttata senz’ altra indicazione, è tuttavia possibile individuare chiaramente tre aree distinte: una a coltura promiscua vite – olivo comune ai quattro centri; un’ area destinata a colture pregiate altamente commercializzate; ed infine un’ area silvo – pastorale. Nei catasti di Vico e di Massa si fa sporadicamente riferimento a terreni seminativi a orti e a castagneti; in quelli di Sorrento e di Piano al giardino di agrumi…” (F. Assante, 1986, p. 21).
Per l’ inizio del XIX secolo la medesima studiosa può offrirci una valutazione più precisa delle singole aree colturali mediante un altro documento catastale, quello voluto da Gioacchino Murat. Da esso emerge come a Massa Lubrense prevalessero le tradizionali colture a seminativo mentre nel territorio di Vico Equense, per la specifica posizione naturale, il bosco e il pascolo raggiungevano il 60% dell’ estensione. Le terre destinate ad agrumeto raggiungevano oltre il 10% a Piano di Sorrento e a Sorrento e poco meno a Meta. Al vigneto era destinato circa il 46% a Piano di Sorrento, il 28% e più a Sorrento, il 21% a Massa Lubrense e il 14% a Vico equense. L’ oliveto, infine, occupava il 22% a Massa Lubrense, il 19% a Sorrento, il’ 11% a Vico Equense e poco più dell’ 8/9% a Meta e Piano di Sorrento (F. Assante, 1986, p.22).
Nel corso del XIX secolo la coltivazione dell’ olivo e degli agrumi in Penisola Sorrentina raggiunse livelli elevati. Per quanto riguarda la pianta sacra a Minerva, come nel resto del Meridione, gli agricoltori sorrentini sono stati in grado di utilizzare, nella lunga fase della sua espansione fra Settecento e Ottocento, anche le zone di pendio, le terre magre e sassose delle colline, in un processo espansivo che “,,, non si limitò a rimodellare il primitivo assetto selvatico della macchia mediterranea, ma che spesso si accompagnò a ristrutturazioni profonde del paesaggio, soprattutto ad opera di terrazzamenti con cui i fianchi acclivi delle colline vennero talora sistemati per accogliere le piantagioni” (P. Bevilacqua, 1995, p. 653).
Per rispondere all’ ampia domanda napoletana, l’ agricoltore sorrentino aveva infatti intrapreso una radicale opera di trasformazione del territorio per renderlo adatto alle colture più remunerative, quelle dell’ olivo e, soprattutto, degli agrumi.
Come scrive Antonino De Angelis, “.., vengono messe a coltura anche le aree pedecollinari nonché le aree sul fondo dei valloni adiacenti i rivoli, dove vi è buona possibilità di captare ed incanalare l’ acqua per l’ irrigazione. Il paesaggio agrario cambia volto: chilometri di muri di contenimento formano ampi terrazzamenti; alti muri di cinta proteggono e delimitano i giardini; si costruiscono contrafforti e nuovi raccordi viari; si verificano e si potenziano gli acquedotti; profondi pozzi vengono scavati nel banco tufaceo. Tutto al servizio dei nuovi aranceti nel piano e dei limoneti sulle colline sistemati dopo l’ eliminazione dei vecchi e promiscui piantati” (A. De Angelis, 1996, p.41).
Il settore più redditizio dell’ agricoltura sorrentina era quindi costituito dall’ agrumicoltura, in forte crescita a partire dalla meta del XIX secolo per l’ apertura dei mercati internazionali alle navi sorrentine che ormai si avventuravano lungo le rotte atlantiche, consentendo un vantaggioso collocamento dei prodotti a Londra, Liverpool o New York (P. Tino, 1997, pp. 43-47). Man mano che si sviluppava il commercio di esportazione verso gli Stati Uniti e Inghilterra,”tanto in Sicilia quanto in Calabria, come nella Penisola Sorrentina come sul Gargano, si distrussero vigne, oliveti, carrubeti, si dissodarono boschi per sostituirvi la coltura degli agrumi, specialmente del limone; con spirito ardimentoso e con grandissimo impiego di lavoro e di capitali, frantumando la roccia, costruendo muri di sostegno, trasportandovi la terra, intere colline furono disposte a terrazze e coperte di agrumeti; si crearono così i più meravigliosi giardini d’ Italia (D. Lanza, 1929, p. 9).
NOTE:
15) Francesco D’ Esposito “Terrazzamenti, frazionamento fondiario e recinzioni nell’ agricoltura sorrentina” in M. Guida e A. vallario – Muri Sorrentini – Sorrento 2003
Il testo che precede è integralmente tratto dalla Relazione del Piano Urbanistico Comunale di Sorrento predisposto dal Dirigente del IV Dipartimento del Comune di Sorrento, Ingegnere Guido Imperato con la consulenza del Prof. Arch. Guido Riano