Sorrento e i suoi figli illustri, Carlo Amalfi
Brevi cenni sulla vita di Carlo Amalfi
Carlo Amalfi nacque a Sorrento il 5 novembre 1707 (da Andrea Amalfi e Orsola Scarpato). All’ atto del battesimo (avvenuto presso la Cattedrale di Sorrento) gli fu dato il nome di Carlo Aniello Detio Amalfi. L’ artista fu allievo del pittore Sebastiano Conca soprannonimato “il Gaetano”.
Il suo è un personaggio dal fascino particolare. Non fosse altro che per il solo fatto di essere stato, tra l’ altro, uno dei collaboratori più stretti di quel Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero, passato alla storia per le sue passioni esoteriche oltre che per l’ essere stato aristocratico di massimo livello nell’ambito della nobiltà napoletana e, al tempo stesso, punto di riferimento per la Massoneria partenopea.
A lui è dedicata la monografia curata da Immacolata Aiello: “Carlo Amalfi – pittore del ‘700” edita da Franco di Mauro Editore nel 1989.
In questo testo – oltre alle note biografiche dell’ artista sorrentino – sono contenuti: il catalogo delle sue opere, una appendice documentaria, una copiosa indicazione bibliografica, una notevole quantità di illustrazioni, oltre che un Regesto e note critiche relative a “i più recenti contributi al settecento pittorico napoletano e la scarsa fortuna critica di Carlo Amalfi.
Del pittore che nacque e visse i primi anni della sua vita tra Piano di Sorrento e Sorrento si conservano numerose opere nella Basilica di Sant’Antonino a Sorrento; nella Congrega dei Servi di Maria della stessa Sorrento. Ed ancora a Sorrento, altre opere di Carlo Amalfi, sono visibili presso il Museo Correale
A Napoli, invece, come ricorda L. Sansone Vagni, nel suo “Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero, (Le origini – La tradizione Templare – La vita – Il periodo storico – Il cammino iniziatici del Tempio della Pietà)” pubblicato dalla Bastogi editrice di Foggia, nel 1992 , Carlo Amalfi “Lavorò a Castel Capuano in Napoli, propriamente nella Sala del Gran Consiglio del Tribunale, in un ciclo di affreschi ove dipinse i ritratti dei primi Legislatori del Regno e quello di Re Carlo di Borbone a cavallo. Altri lavori furono eseguiti a Sorrento nella Chiesa di Sant’Antonino ed anche in quella di Nocera dei Pagani, ove eseguì ritratti di ecclesiastici e figure di Santi. Egli eccelse “sommo nell’arte sua” come ritrattista, a detta di Michele De’ Santi che lo annota nelle sue Memorie delle Famiglie Nocerine.
Con i colori “eleoidrici” d’ invenzione del Principe lavorò, nel Tempio della Pietà, al ritratto di Don Raimondo, effigiandolo in veste di Condottiero, da apporre al suo Monumento funebre. Non dipinse, invece, quello del Principe Vincenzo, come da molti è stato scritto, che è molto più tardo (l’ Amalfi è morto nel 1750 ed in quell’anno il primogenito di Don Raimondo aveva appena sette anni di età), ma ne eseguì alcuni anni prima, un altro raffigurante il Principe poco più che trentenne, in un abito scarlatto e atteggiato nel saluto del “Gran Maestro” Templare, ritratto che poi sparì dal Tempio. Questo quadro dell’AmaIfi, che si trovava sopra l’ architrave della “Porta dei Cavalieri“, il Principe Vincenzo lo sostituì, in seguito, con un altro con la propria immagine, e lo collocò sul suo Monumento funebre posto, appunto, sopra la “Porta Piccola“. Perciò del medesimo Artista oggi sussiste, nel Tempio, un solo ritratto del Principe Raimondo ed è quello dipinto sull’ ovale di rame posto sulla sua tomba monumentale”.
Fabrizio Guastafierro