Sorrento dal periodo angioino al viceregno spagnolo
IL PERIODO ANGIOINO
Nel 1300 la città, come tutto il meridione d’ Italia è in mano agli Angioini.
A Sorrento, i principali compiti della monarchia medioevale, e cioè la difesa dei sudditi e I’ amministrazione della giustizia, erano assicurati dal capitano e dal baiulo.
Il primo, rappresentante periferico del monarca, manteneva l’ ordine pubblico e curava l’ applicazione della giustizia penale; il secondo, incaricato dalla Regia Corte, svolgeva compiti di vario genere e si occupava della giustizia civile. Accanto a loro, i cittadini, eleggevano – per necessità occasionali – un collegio di sindaci. Tra le autorità cittadine c’era anche il portolano che vigilava sulle attività portuali e riscuoteva i diritti di porto.
Le testimonianze medioevali consentono di affermare che assai attiva fu l’ arte gotica, in cui si mescolarono elementi arabo-normanni, italiani, francesi e, più tardi, aragonesi. Fra gli esempi si possono considerare: il chiostro di San Francesco (annesso ad un monastero del VIII secolo), costruito in due fasi con un portico arabeggiante ad archi di tufo intrecciati, espressione stilistica del tardo trecento, sostituiti sugli altri due lati da archi tondi su pilastri ottagonali; il Sedile Dominova, databile tra la fine del XIV secolo e l’ inizio del XV, ampio spazio regolare di pianta quadrata (in cui si radunava la nobiltà per concertarsi sulla politica), racchiuso da palazzi con notevoli finestre e portali, le cui forme trapassarono verso il 1500 nei caratteri rinascimentali; la facciata della Cattedrale che – fondata nell’ anno Mille e ricostruita nel Quattrocento in forme rinascimentali – conserva le sue originali forme gotiche, assieme ad un insolito campanile d’ influsso bizantino e ad un portale marmoreo del 1479.
IL REGNO ARAGONESE
Il 15 aprile 1441, Massa Lubrense viene conquistata da Alfonso di Aragona e utilizzata come base delle operazioni contro Sorrento, che resistette fieramente ma capitolò nel 1467. La città fu concessa al cavaliere del re Gabriele Correale che fu nominato duca a soli 19 anni.
Nel 1491, Ferdinando I d’Aragona elargisce degli statuti per Sorrento: in essi si ricavano informazioni sul funzionamento amministrativo della città e del suo territorio nonché sull’elezione dei rappresentanti politici: quattro sindaci, di cui due nobili – uno per ogni Seggio – e due del popolo – uno per la città e l’ altro per la campagna. Tali magistrati erano esecutori delle delibere del Consiglio cittadino, composto da sedici membri, le cui riunioni erano autorizzate dal governatore, che scelto tra i nobili di un’ altra città, era espressione del potere sovrano sul territorio, amministrava la giustizia penale e, a volte, quella civile, emanava bandi e aveva incarichi di polizia.
IL VICEREGNO SPAGNOLO
Nel settembre 1538, il viceré don Pedro di Toledo ordinò al governatore di provvedere alla difesa della città dall’ avanzata dei Turchi, già sbarcati in Calabria.
Il 13 giugno del 1558, Sorrento fu presa e saccheggiata dai Turchi di Pialì Mustafà, a causa, sembra, del tradimento di un domestico turco a servizio della famiglia Correale, il quale, secondo la legenda, aprì la porta della Marina Grande e li introdusse in Città. La chiave era custodita dalla famiglia Correale, conservatrice delle quattro porte sorrentine. I turchi fecero 2000 prigionieri, devastarono monasteri, case e chiese saccheggiando e incendiando tutto ciò che trovavano.
Rubarono la statua in argento di S. Antonino e la campana. Questo episodio convinse i Sorrentini a fortificare la cinta murarla della Città: quest’ opera, iniziata nel 1559, si inserì poi in un più ampio progetto di difesa che portò, a partire dal 1567, a costruire nei luoghi più adatti della costa campana 32 torri di avvistamento, di cui ben 10 torri a Sorrento.
Note:
20 AA.VV., op. cit., pag. 53
Il testo che precede è integralmente tratto dalla Relazione del Piano Urbanistico Comunale di Sorrento predisposto dal Dirigente del IV Dipartimento del Comune di Sorrento, Ingegnere Guido Imperato con la consulenza del Prof. Arch. Guido Riano