La Regina Giovanna a Sorrento
Tra le bellezze più rinomate di Sorrento ci sono anche quelle “concentrate” nella zona dei cosiddetti Bagni della Regina Giovanna.
Essa oltre ad essere caratterizzata dalla presenza dei resti di una magnifica villa di epoca romana risulta essere particolarmente suggestiva perché consente di usufruire di alcuni dei panorami di Sorrento più incantevoli.
Scendendo per la ripida stradina che conduce alla zona archeologica, si arriva fino al mare e da lì si può ammirare un favoloso panorama del Golfo di Napoli e, naturalmente, un meraviglioso panorama del Vesuvio.
Rigogliosa e ricca di alberi d’ ulivo l’ area presenta anche un’ altra particolarità: la presenza di una piccolissima conca con una microscopica spiaggia alla quale si può accedere solo via terra o – via mare – attraversando un arco naturale di proporzioni davvero minime.
Proprio da questa conca – nota come Conca della Regina Giovanna, prende il nome questa zona che da secoli è al centro di leggende, di racconti popolari e di presunti misteri.
Proprio ai Bagni della Regina Giovanna a Sorrento è dedicato una paragrafo del libro scritto da Daniela Mauro ed intitolato “Raccolta di storie, leggende, misteri e superstizioni in Penisola Sorrentina” (edito a Castellammare di Stabia da Nicola Longobardi Editore nel 2006).
In esso si legge: “I Bagni della Regina Giovanna” è il toponimo intorno al quale fiorirono numerose leggende sulle dissolutezze che forse vi compì una regina angioina di nome Giovanna.
Sono divenuti col tempo meta ricercata dei bagnanti per la tranquillità e riservatezza che ne deriva anche dalla difficoltà di arrivare ma anche dall’aspetto selvaggio e rude che suscita con le sue rocce e concavità irregolari; è un posto forse unico nel suo genere con il vezzo di avere una piscina naturale al suo interno.
Questo luogo è situato nell’ antico borgo della Marina di Puolo, reso famoso anche dalla credenza che I’ arena della spiaggia emanasse virtù terapeutiche, usata perciò dagli antichi e anche fino al secolo scorso per curare numerose malattie, in particolar modo i reumatismi. Ancora mantiene le forme di un piccolo lago naturale, comunicante con il mare attraverso una stretta fessura fra le rocce calcaree, resa ancora più angusta dal massiccio arco in conci di tufo che la sovrasta.
Tutt’ intorno si ammirano le rovine di quella che fu la splendida villa a mare di Pollio Felice, decantata da Stazio nelle Sylvae e da Virgilio che vi soggiornarono a lungo. La volgare denominazione di Bagni della Regina Giovanna si riconnette probabilmente alla dimora di questa Regina a Sorrento e a Massa. Gli storici sono ancora incerti a quale delle due regine angioine, dallo stesso nome, sia stato intitolato quel sito stupefacente. In effetti, una prima Giovanna regnò su Napoli dal 1343, la seconda salì al trono nel 1414. Entrambe ebbero una vita sentimentale molto intensa intramezzata da eventi tragici e piccanti: la prima ebbe quattro mariti e numerosi amanti, la seconda si maritò solo due volte ma in compenso ebbe moltissimi amanti e corteggiatori. La prima Giovanna viene ricordata come una creatura perfida e maIiarda che seduceva gli uomini per perderli; si raccontano strane storie di trabocchetti irti di punte acuminate ove la regina faceva cadere i suoi amanti e di filtri misteriosi che essa propinava per inebriare ed avvelenare; venne inoltre sospettata ed accusata di essere la mandante dell’ assassinio del suo primo marito e cugino, Andrea d’Ungheria.
La seconda regina Giovanna, vedova di Giovanni d’Austria e che dalla zia ereditò non solo il nome ma anche I’ insaziabile lussuria, riservò analogo trattamento al suo favorito Sergianni Caracciolo, un uomo da lei amato irrefrenabilmente, un amore che vide il tramonto quando la sete di potere del suo amante fu più grande del suo amore verso la stessa regina. Secondo gli usi del tempo, entrambe trucidarono un gran numero di amanti e fornirono, pertanto, spunti a numerose leggende truci e boccaccesche che colpirono l’immaginario collettivo al punto da rendere popolare I’ imprecazione: “mannaggia ‘a riggina Giuvann‘”, ancora in uso. Sicuramente vi fu molta esagerazione ed il morboso interessamento alla vita privata di queste due sovrane accrebbe il numero e l’ efferatezza dei loro misfatti. Tornando alla leggenda, si vuole che fosse proprio la seconda Giovanna ad immergersi nella conca naturale del Capo di Sorrento trasformandola nella sua alcova per incontri con I’ amante di turno. A conferma della sua presenza in questo luogo solitario subentra la figura e il carattere della regina, considerata come una donna romantica, amante soprattutto dei rifugi ed anfratti più segreti. Di tanto danno notizia le leggende tramandate e qualche scabroso particolare riportato dalle cronache del tempo. Giovanna II d’Angiò restò comunque molto legata alla città, come attestano i numerosi benefici da lei concessi ad istituzioni civili e religiose nonché a privati cittadini; oltretutto la regina amava villeggiare prima a Sorrento poi a Massa dove costruì anche un palazzo ed una villa, poi sede dei Governatori. Dei suoi legami con il territorio restano anche altri riscontri cui si ispirano altre leggende fra cui quella relativa al diruto arco naturale in località Colli di Fontanelle di Sant’Agnello che si vuole crollasse dopo uno spericolato attraversamento a cavallo della stessa regina.
Questa leggenda, però viene destituita di ogni fondamento come clamorosamente attesta una incisione di Bartolomeo Pinelli del 1823 dove I’ arco naturale appare ancora integro ed intitolato a Sant’ Elia. Fatto sta che una leggenda racconta come la regina Giovanna D’Angiò si servisse di questo arco come di un ponte che le consentisse di passare da una parte all’altra della montagna durante le sue passeggiate ed ancora che si fermasse sulla sommità per ammirare il mare sottostante. Altri racconti supportano I’ idea che quest’ arco naturale venne costruito appositamente per la regina per permetterle di godersi lo spettacolo delle isole de Li Galli”.
Fabrizio Guastafierro