1) La premessa
I motivi d’orgoglio di una città, la sua dignità ed il suo prestigio trovano nello stemma civico la più alta sintesi possibile. Ad essi, spesso, si accompagnano testimonianze di momenti storici, di gesta eroiche, di tradizioni religiose e tanto altro ancora.
Non è un caso, quindi, se gli studi nati per finalità squisitamente araldiche finiscano con il permettere di ritrovare le tracce di alcune delle imprese più significative dei nostri antenati, di riscoprire antichi privilegi e le ragioni che consacrano, con la forza dei fatti, la nobiltà dell’intera comunità locale.
Forse è per questo che, presso i popoli dalle consolidate tradizioni cavalleresche, l’arte del blasone era tenuta in grandissima considerazione e proclamata “scienza della gloria”.
Troppo a lungo Sorrento è stata privata dell’ausilio di un così potente strumento e ciò ha fatto sì che avverse fortune, unitamente alla quasi totale assenza di scrupolosi storiografi locali, non solo facessero dimenticare l’origine ed il significato del suo stemma, ma finissero con il cancellare dalla memoria fatti che, viceversa, meritano di superare ogni barriera temporale.
Accurate ricerche, seppur bisognevoli di ulteriori approfondimenti, ci hanno permesso di colmare quasi completamente (o, comunque, con ristretti margini di approssimazione rispetto al passato) questa lacuna, regalandoci la speranza di aver restituito alla nostra città alcuni di quei motivi di grandissimo orgoglio di cui si è parlato in premessa.
In questo senso riteniamo di dover subito precisare che un ruolo di prima grandezza deve essere riconosciuto ai prodi cavalieri che, in epoca medioevale, si distinsero perfino in Terra Santa.
Numerosi riscontri, infatti, ci inducono a ritenere ragionevole il commuoversi davanti alla virtù del coraggio mostrato dai nostri uomini nel tumultuoso fragore delle armi di quei tempi.
Così come ci sembra giusto ricordarne il fervore religioso tipico, per l’appunto, di antichi crociati.
Il nome di Sorrento ed il suo stemma, insomma, sono legati indissolubilmente ai fasti della antica cavalleria e della nobiltà locale.
E’ una conclusione, questa, cui si è giunti non senza difficoltà soprattutto per effetto della desertica condizione delle fonti. Proprio questa condizione ci ha costretto a sviluppare la nostra opera in maniera articolata e con il ricorso a “divagazioni” indispensabili non solo per ricostruire parti ed aspetti importanti della storia locale, ma anche per raggiungere lo scopo della nostra ricerca. Desiderando ridurre al minimo i margini di approssimazione, abbiamo ritenuto di prendere le mosse dall’analisi di prove certe ricorrendo, in loro assenza, ad un processo induttivo condotto, comunque, con grande scrupolo.
Per questo il percorso seguito, nella stesura del testo, parte dall’esame di fatti e documenti contemporanei per procedere, man mano, indietro nel tempo.
In questo modo abbiamo acquisito prove certe almeno fino all’epoca angioina.
Ed abbiamo individuato ipotesi suggestive, ma verosimili, che risalgono ad un periodo compreso tra la fine del XII secolo e l’inizio di quello successivo.
Certo non mancano gli spunti che avrebbero meritato maggiore dettaglio soprattutto rispetto alla portata delle molte sorprese che hanno lasciato interdetti noi per primi.
Tuttavia l’esigenza di assicurare una ragionevole sintesi e la necessità di non approfondire aspetti fuorvianti rispetto al filo conduttore prescelto, ci hanno imposto volontari “tagli”.
La qual cosa, in ogni caso, non preclude lo sviluppo di nuovi, ulteriori e futuri lavori.
Come quelli possibili, ad esempio, sui Sedili, sulla nobiltà e su specifici aspetti che hanno vista interessata la cavalleria locale.
Pur non avendo la pretesa di aver conquistato i meriti che spettano solo ai veri studiosi ed agli storiografi più accreditati, e pur consapevoli dei limiti del nostro lavoro, accarezziamo un sogno: quello di aver apportato almeno un piccolo e modesto contributo rispetto al tentativo di ricostruire la storia patria, accelerandone una più ampia rivisitazione.
Saremo felici anche se la nostra opera dovesse alimentare polemiche. Perché ciò vorrebbe dire che, se non altro, saremmo riusciti a stimolare l’attenzione su argomenti finora non esaurientemente affrontati.
© Testo integralmente tratto da “Lo stemma della Città di Sorrento, origine e significato, certezze ed ipotesi, note araldiche e cavalleresche” di Fabrizio Guastafierro, pubblicato a Sorrento nel 2005 da Edizioni Gutenberg ’72 Sorrento