25) La sensibilità di Sorrento verso i Monaci-Guerrieri
LA SENSIBILITA’ PER GLI ORDINI DEI MONACI GUERRIERI
L’impegno dei sorrentini sul fronte delle crociate non si limitò all’ invio di cavalieri che, a prescindere dalle rispettive fortune, risultarono tra i più o meno agguerriti in Terra Santa.
Particolarmente accentuata, infatti, risulta anche la sensibilità degli uomini della Terra delle Sirene verso gli ordini monastico-cavallereschi che nacquero, si moltiplicarono e prosperarono a quel tempo. E che con i crociati furono impegnati, spesso in prima linea, nelle guerre contro gli infedeli.
Anche in questo caso non mancano testimonianze.
Tra queste spicca quella fornitaci da Biagio Aldimari (nel già citato “Memorie historiche di diverse famiglie nobili così napoletane come forestiere”) a proposito della carica di “precettore dell’ Ospedale di San Giovanni Gerosolimitano a Capua” attribuita a Fra Guglielmo di Sorrento che l’ autore annovera tra gli appartenenti alla famiglia Sersale.
L’ incarico, ricevuto nel 1271 fu motivo di grandissimo prestigio, ma non si trovano ulteriori riscontri nelle pubblicazioni di storia locale.
Eppure il caso individuato, risulta particolarmente prezioso perché contribuisce a rendere tangibile l’ attaccamento della nobiltà peninsulare a quegli ordini che non ebbero solo una valenza assistenziale, ma anche una rilevantissima funzione militare in Terra Santa.
A conferma delle particolari ed assidue attenzioni rivolte dagli abitanti della zona Costiera Sorrentina verso la struttura dei monaci-guerrieri appartenenti all’Ospedale Capuano c’è, infatti, da registrare anche un testamento citato da Manfredi Fasulo in “La Penisola Sorrentina – Istoria – Usi e costumi – Antichità”, prendendo spunto da una notizia apparsa – nel 1896 – tra quelle che l’ Archivio storico delle Province Napoletane ritenne meritevoli d’ attenzione. Nel 1226, infatti, un non meglio identificato Matteo da Sorrento donò proprio al Priore dell’ Ospedale di San Giovanni in Capua il suo “corredo da guerra” (comprendente la corazza, lo scudo, la galera, la spada e la lancia) perché le mandasse in Terra Santa.
Fin qui i fatti che, peraltro, riguardano il solo versante capuano dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni in Gerusalemme (poi di Rodi e, infine, dopo varie evoluzioni, detti anche Cavalieri dell’ Ordine di Malta).
Da questi – che pure rappresentano ben poca cosa rispetto ai fenomeni che videro interessata la Penisola Sorrentina – si può elaborare una ipotesi che, sebbene assai difficile da dimostrare, permette l’elaborazione di congetture suggestive, romantiche e tali da far immaginare che il desiderio dell’ antico Matteo sorrentino, sia stato appagato ben oltre ogni sua più rosea aspettativa finendo, proprio il suo corredo militare, con l’essere indossato con onore, da un nobile crociato di origini inglesi.
Se questa possibilità risultasse fondata – come vedremo in seguito – è probabile che l’ antico stemma di Sorrento sia raffigurato vicino al luogo considerato come uno dei luoghi più importanti del mondo cristiano: il Santo Sepolcro.
Ben più articolato ed approfondito discorso, invece, andrebbe sviluppato in merito alla presenza di cavalieri Templari a Sorrento.
Sull’argomento abbiamo raccolto tali e tanti elementi da ritenere opportuna ed indispensabile la previsione di un testo monografico (di prossima pubblicazione) con il quale dimostreremo quanto siano fondate le certezze che si possono nutrire al riguardo.
A spiegare il fatto che si siano perse le tracce di una così importante realtà, questa volta, non concorre solo la più volte citata carenza documentale provocata dalla devastazione saracena del 1558, ma anche il fatto che, in seguito alla condanna dei Templari culminata con il rogo in cui arse il Gran Maestro Jacques de Molay nel 1314, c’era tutto l’interesse a far scomparire ogni notizia che, in una qualche maniera, potesse dimostrare l’esistenza di una commenda nella Terra delle Sirene.
Eppure, nonostante una paziente e scrupolosa “opera abrasiva”, portata avanti con zelo e perseveranza da varie mani fino al secolo scorso, la verità è venuta fuori in maniera prepotente, consentendoci oggi di poter individuare proprio nell’insediamento dei “Poveri Cavalieri di Cristo” a Sorrento, una testimonianza ancora più significativa di quella pure ricavata con i soli riferimenti ai Cavalieri Ospitalieri, in merito alla sensibilità avvertita dagli abitanti della Terra delle Sirene verso gli ordini dei Monaci-Guerrieri.
I lettori ci perdoneranno se, non senza un pizzico di malizia, confidiamo nella loro pazienza e nella possibilità che possano leggerci ancora, rinviando ogni approfondimento (fatta eccezione per qualche vago indizio e per qualche spunto di riflessione fornito nel capitolo successivamente riservato al complesso conventuale di San Francesco) all’uscita del libro a cui abbiamo appena fatto riferimento.
© Testo integralmente tratto da “Lo stemma della Città di Sorrento, origine e significato, certezze ed ipotesi, note araldiche e cavalleresche” di Fabrizio Guastafierro, pubblicato a Sorrento nel 2005 da Edizioni Gutenberg ’72 Sorrento