20) Ipotesi sulla nascita e sul significato dello stemma di Sorrento
Il passato di Sorrento, per certi versi, può essere paragonato ad un “giacimento” di diamanti che conserva, ancora incontaminati e ben nascosti, numerosi filoni da cui poter estrarre meravigliose notizie e preziosi spunti di riflessione.
Questi ultimi, una volta “sgrezzati” mediante gli opportuni approfondimenti, possono restituire, alla Terra delle Sirene, autentiche gemme storiografiche.
D’altro canto nessuno ha mai negato il fatto che quella di cui disponiamo oggi è una visione molto parziale della storia locale; specie per il periodo antecedente allo sbarco saraceno del 1558.
Di fatto, quello che si presenta ai nostri occhi è come una sorta di puzzle che offre un quadro abbastanza chiaro e completo per la parte che riguarda gli ultimi cinque secoli, ma assai poco nitido e mancante di numerosi tasselli per le epoche più remote.
Per questi motivi, quindi, nell’affrontare il discorso relativo alle origini ed al significato dello stemma della Città del Tasso, anche oltre le barriere opposte dall’assenza di riscontri oggettivi, siamo stati “costretti” ad affrontare ricerche che ci consentissero di avvalorare e dimostrare fondati certi ragionamenti. Questa esigenza ci ha imposto l’analisi di aspetti e materie finora trascurati.
Fortunatamente i nostri sforzi ed i nostri sacrifici sono stati ricompensati da numerose scoperte che ci pongono nella condizione di poter offrire un panorama medioevale della Terra delle Sirene, assai ricco di nobiltà, di atti di coraggio e di motivi d’orgoglio.
Ciò perché l’esame delle attività del patriziato e, più in generale del mondo cavalleresco locale, tra il 1100 ed il 1200 – pur non potendosi definire che appena iniziato – ha regalato tante e tali informazioni da poterci permettere di affermare con certezza che tra gli elementi di distinzione della aristocrazia locale del tempo, figurano tanto un attivo e qualificato impegno sul fronte militare, quanto una significativa ed apprezzabile mobilitazione sul fronte delle crociate e delle guerre che videro interessati gli eserciti cristiani in Terra Santa.
Ed è proprio a questa epoca che potrebbe avere avuto origine lo stemma della Città di Sorrento, ed è in questo insospettato dinamismo cavalleresco che potrebbero trovarsi possibili chiavi di lettura capaci di spiegare il suo significato.
In questo contesto le attenzioni riservate nei capitoli precedenti alla nobiltà sorrentina ed al Sedil Dominova, perdono definitivamente l’aspetto della divagazione ed assumono l’innegabile ruolo di “anello di congiunzione” indispensabile per collegare l’epoca a cui risalgono le ultime certezze nutrite a proposito dell’arma della Città del Tasso (XIV secolo) con periodi ancora più antichi.
Alla luce di nuovi ed ulteriori elementi di valutazione che saranno forniti nell’ultima parte di questo libro, i patrizi che si distinsero ed acquisirono prestigio in epoca sveva prima, ed angioina poi, sono da considerare come i degni eredi di nobiluomini che seppero farsi onore con continuità fin dal 1100.
Nostro malgrado, abbiamo cercato di ridurre al minimo la trattazione di questi aspetti per mantenere inalterata la coerenza del nostro lavoro e resistere alla tentazione di concedere maggiore attenzione ad aspetti sì affascinanti, suggestivi ed indispensabili per sviluppare un ragionamento completo, ma anche – almeno in parte – capaci di distogliere l’attenzione del lettore dall’argomento principe della pubblicazione.
Solo per questo motivo, in questa sede, si è ritenuto ragionevole non affrontare a fondo l’analisi ed i risultati degli studi che vedono interessati alcuni personaggi (come Roberto di Sorrento, Filippo de Surre, Ruggiero o Riccardo di Sorrento e Rainone da Sorrento) le cui vicende e le cui fortune possono avere inciso, in maniera diretta o indiretta, sulla storia patria.
Tuttavia abbiamo ritenuto che un sia pur vago e generico riferimento alla loro esistenza, alle loro più o meno controverse imprese ed alla loro dignità, potessero offrire un significativo contributo per rafforzare la tesi secondo la quale, a partire dal XII secolo, Sorrento conobbe momenti di grande splendore in occasione dei quali la Città si trasformò in uno dei più importanti centri politico-militari dell’intero Mezzogiorno.
Per questo abbiamo dedicato loro un capitolo intitolato “Alcuni personaggi su cui occorre investigare più a fondo”.
Quasi analoghe considerazioni ci hanno indotto a ritenere opportuno l’inserimento di un breve accenno alle famiglie nobili che misteriosamente sono scomparse dalle pagine di storia locale; ad abbozzare una provocazione circa l’importanza che i Filangieri possono avere avuto anche nella Terra delle Sirene e ad accennare alla possibile presenza di cavalieri Templari in Penisola Sorrentina.
Il fatto che ciascuno degli argomenti appena citati meriterebbe ben più articolati, scrupolosi e minuziosi approfondimenti rispetto a quelli che saranno sviluppati nelle pagine seguenti, è indiscutibile; ma anche in questo caso è prevalsa la convinzione che l’entrare nel dettaglio di aspetti troppo specifici, avrebbe provocato una sorta di confusione. Per evitare che l’apparente vaghezza dei nostri riferimenti possa prestare il fianco ad equivoci di varia natura, sentiamo il dovere di precisare che abbiamo già avviato la lavorazione di almeno due successive pubblicazioni.
Una, ormai giunta alla fase della redazione del testo definitivo, relativa alla presenza di cavalieri del Tempio a Sorrento; l’altra dedicata ad aspetti storici, araldici e blasonici che hanno visto interessate le famiglie che si sono distinte in Costiera durante i secoli.
“Forti” di questa precisazione, confidiamo nella possibilità che i lettori ci accordino la propria fiducia su quegli aspetti che diamo per certi senza fornire i riscontri che – noi per primi – riteniamo indispensabili per uscire dall’ambito delle congetture e delle supposizioni.
Non intendiamo, invece, nascondere le debolezze del capitolo relativo all’ipotesi formulata a proposito della presenza dello stemma sorrentino nei pressi del Santo Sepolcro. In esso – ma solo in esso – sono contenute numerose “esasperazioni” e qualche forzatura.
Ciò sia in ragione di quell’amore per la verità che pure ci anima, sia per non abusare dell’appena invocata fiducia dei lettori e sia per evitare che eventuali legittime critiche circa la ricostruzione elaborata sull’argomento, possano strumentalmente essere utilizzate per sminuire la portata dell’intero testo, lo scrupolo delle nostre ricerche ed i risultati dei nostri studi.
E’ bene chiarire, dunque, che la scelta di domandare se si tratti di una ipotesi da approfondire o solo di una bella leggenda, non è frutto di casualità, ma espressione del desiderio di mettere in guardia quanti ci leggeranno e di evidenziare l’aleatorietà dei collegamenti effettuati tra episodi che, viceversa, non debbono rigorosamente ritenersi tra loro concatenati.
Cosa questa desumibile anche dall’uso dei verbi al condizionale.
Poste queste premesse ci auguriamo, quindi, di aver chiarito la “filosofia” che ha ispirato lo sviluppo e l’articolazione della seconda parte e di sottolineare, anticipatamente, i suoi punti di forza ed i suoi punti di debolezza.
© Testo integralmente tratto da “Lo stemma della Città di Sorrento, origine e significato, certezze ed ipotesi, note araldiche e cavalleresche” di Fabrizio Guastafierro, pubblicato a Sorrento nel 2005 da Edizioni Gutenberg ’72 Sorrento