19) Conclusioni sulle certezze relative allo stemma di Sorrento
Volendo prendere in considerazione solo i documenti e le testimonianze che offrono elementi di certezza, il nostro lavoro dovrebbe terminare qui. E le conclusioni non potrebbero che essere le seguenti: Sorrento ha avuto un proprio stemma fin dal periodo angioino (1265 – 1381). Esso, all’ epoca, era caratterizzato da sei fusi che richiamavano i Santi Patroni del tempo. Questi con ogni probabilità erano Sant’Antonino, Sant’Attanasio, San Baccolo, San Renato, San Valerio e San Gennaro (come potrebbe ricavarsi dagli affreschi riportati sul soffitto della navata centrale della Cattedrale di Sorrento).
Successivamente – tra la fine del XIV secolo e la prima metà del XVI secolo – l’ Arma di Sorrento fu “brisata” (registrandosi la scomparsa di un fuso) e raggiungendo il suo aspetto attuale.
A determinare il cambiamento furono certamente valutazioni connesse ad aspetti devozionali, anche se non sono chiare le ragioni della diminuita “importanza” di San Gennaro.
Al riguardo l’ipotesi più attendibile è quella secondo la quale, si sarebbe voluta esaltare l’importanza civica del ruolo ricoperto dai quattro Santi Vescovi Sorrentini e dal Patrono che trascorse una importante parte della sua esistenza a Sorrento.
In altre parole a determinare il cambiamento e la scomparsa del sesto fuso (e, dunque, il riferimento ad altri santi), potrebbe, essere stato un eccesso di sano campanilismo.
Resta il fatto che i sorrentini negli ultimi secoli hanno attribuito a Sant’ Antonino, Sant’ Attanasio, San Baccolo, San Renato e San Valerio, una sorta di “leadership”.
Nell’affidare loro il più autorevole patronato cittadino, la popolazione non ne ha riconosciuto solo la valenza religiosa, ma ne ha consacrato una funzione difensiva (tanto in termini spirituali quanto in termini fisici) trasformandoli in massimi guardiani dell’ incolumità collettiva. A ciò potrebbero aggiungersi ulteriori elementi traendo spunto dalle considerazioni araldiche di carattere generale, anche se risulta difficile individuare specifici episodi che, precedendo l’ adozione dell’ Arma, possano giustificare il desiderio di testimoniare il coraggio, e virtù militari e l’ attaccamento alla fede da parte degli abitanti della Terra delle Sirene che possono, comunque, ricavarsi dai principi araldici di carattere generale.
Dovremmo aggiungere, infine, che molto probabilmente la Città del Tasso ha potuto vantare un proprio stemma fin da epoca ancora più antica, ma che l’ assenza di riscontri oggettivi ci costringe a non procedere oltre.
E, in un certo senso, così facciamo, considerando, con la chiusura della prima parte di questo libro, esaurita l’ analisi degli elementi che offrono certezze.
Tuttavia non riteniamo che sia giusto nascondere gli indizi, le “curiosità” e le precise sequenze cronologiche che, collegando tra loro fatti, eventi e personaggi, indicano argomenti da approfondire.
Per questo, pur consapevoli di non poter contare sul valore oggettivo di certe considerazioni e di alcuni accostamenti, abbiamo deciso di aggiungere un altro capitolo intitolato “Le ipotesi”. Ciò per almeno due ragioni.
In primo luogo, infatti, desideriamo evidenziare la necessità di reperire prove indispensabili per elevare le ipotesi considerate al rango di tesi o di certezze.
In secondo luogo, invece, ci auguriamo di essere riusciti a rifuggire da atteggiamenti che abbiamo contestato ad altri e consistenti nel creare pseudo-dogmi il cui unico punto di forza potrebbe essere rappresentato dall’assenza di prove contrarie o di contestazioni formali.
Con la modestia che il caso richiede, avremmo potuto sentirci paghi per le molte scoperte effettuate e per le molte novità introdotte sull’argomento. Ma nel far questo, pur ponendoci al riparo da ogni possibile critica, ci saremmo sottratti ad ogni confronto capace di alimentare quel processo di rivisitazione della storia locale che abbiamo auspicato fin dalla premessa di questa opera.
Non mancano aspetti che, a molti, potrebbero apparire provocatori, se non addirittura esasperati. Così come non manca qualche arbitrio. Di questo siamo perfettamente consapevoli. Perciò più che confidare sulla indulgenza dei lettori che vorranno dedicarci una qualche attenzione, auspichiamo le repliche – se necessario anche irate – degli studiosi più accreditati in materia di storia patria.
Anche questo sarebbe un modo per ricostruire il passato di Sorrento nella maniera più corretta possibile.
© Testo integralmente tratto da “Lo stemma della Città di Sorrento, origine e significato, certezze ed ipotesi, note araldiche e cavalleresche” di Fabrizio Guastafierro, pubblicato a Sorrento nel 2005 da Edizioni Gutenberg ’72 Sorrento